Lettera a Roberto Saviano (ovvero Vorrei Gomorra in Creative Commons)

Caro Roberto Saviano,
perdonami se inizio dandoti del tu, ma visto che ho una richiesta da fare preferisco rivolgermi così a te, magari a mio agio riuscirò ad esprimermi meglio.
Ti premetto che, contrariamente a ciò che pensano molti, tu non mi sei antipatico, anzi mi piace il tuo modo di porti nei confronti delle cose ed il tuo modo di proporle a chi ti legge o ascolta. Aggiungo anche che non sono qui a farti i conti in tasca e che diversamente da ciò che penseranno molti la mia richiesta non è collegata ai soldi che tu guadagni, che per l’amor del cielo sono tutti merito tuo, tra l’altro sei un artista nel tuo campo, inoltre ti stimo per ciò che hai fatto e soprattutto per ciò che inaspettatamente hai dovuto patire.

Detto ciò, la mia richiesta è abbastanza semplice, dopo aver visto il tuo sito ed aver letto in giro che pubblicherai un nuovo libro, su un tema come la ‘ndrangheta che mi tocca ancora più da vicino, avrei una richiesta da farti, potresti pubblicare il tuo nuovo lavoro sotto Licenza Creative Commons (CC)?

Riassumendo brevemente ti dico che tu sei uno scrittore, è questo il tuo mestiere al di là di ogni ideologia, quindi come tale anche se tu rilasciassi un libro sotto Creative Commons potresti continuare a venderlo (in questo caso intendo anche la tua casa editrice) e naturalmente continueresti a mantenere il diritto intelettuale ed il diritto d’autore. Proprio su quest’ultimo punto si focalizzano le licenze Creative Commons, strumenti che mi permetto di spiegarti brevemente perchè immagino tu non le conosca, altrimenti non riesco a spiegarmi come mai per il tuo sito e per i tuoi lavori non hai già optato per l’utilizzo delle CC.

Le suddette licenze fanno capo alla Creative Commons (CC) che, come riportato su Wikipedia, è un’organizzazione non profit dedicata all’espansione della portata delle opere di creatività offerte alla condivisione e all’utilizzo pubblici. Inoltre è intento della stessa associazione rendere possibile il ricorso creativo a opere di ingegno altrui nel pieno rispetto delle leggi esistenti, superando così l’abuso della legge sul copyright.

Secondo le licenze Creative Commons (che sono sei, realizzate mediante la combinazione di quattro attributi) il titolo originario dell’acquisto del diritto di autore è costituito dalla creazione dell’opera, quale particolare espressione del lavoro intellettuale.
I vari attributi combinabili nelle sei licenze CC sono:

  • Attribuzione (by): obbliga che venga sempre indicata la paternità dell’opera;
  • Non uso commerciale (nc): in questo modo solo l’autore potrà avere il diritto di utilizzare economicamente l’opera;
  • Non opere derivate (nd): questa clausola fa si che non possano essere eseguite delle elaborazioni (e quindi modifiche) dell’opera;
  • Condividi allo stesso modo (sa): contrariamente alla precedente consente la creazione di opere derivate, ma obbliga la distribuzione dell’opera con la stessa licenza dell’opera originale.

Quindi ad esempio componendo le prime tre si otterrebbe CC-BY-NC-ND, avendo così evidenziata la paternità dell’opera, non permettendo ad altri di lucrarci sopra e non permettendo ad altri di modificare l’opera in alcun modo.

A ciò vorrei aggiungere una piccola nota, contrariamente a ciò che molti dicono, la SIAE non da il diritto d’autore in automatico, nè lo crea: In Italia è la legge sul diritto d’autore a tutelare gli artisti e non l’ente sopra citato, nè tantomeno la Creative Commons.

Detto ciò, caro Roberto, immagino che molto probabilmente tu nemmeno noterai questa mia missiva, ma spero vivamente che qualcuno a te vicino possa farti venire a conoscenza di quanto ho scritto, magari senza mai avere una tua risposta ma con la speranza di aver suscitato in te un minimo interesse.

Con affetto e stima,
Giuseppe

Due precisazioni su argomenti musicali

Innanzitutto vorrei dire che Noemi Letizia per quanto mi riguarda può accompagnarsi a chi vuole, libera di fare ciò che vuole e così via, ma se a 18 anni fa il karaoke con le canzoni di Apicella mi vengono i brividi.

Alla Signora Caterina Caselli invece vorrei dire che non è proprio vero che nessuno ci guadagna, sul sito del progetto degli Artisti Uniti per l’Abruzzo, quelli che hano fatto il brano “Domani 21.04/2009”, è chiaramente riportato:

La vendita su supporto fisico avverrà attraverso Universal Music Italia, presso tutti i negozi di dischi, grandi magazzini, centri commerciali. Sugarmusic incasserà da Universal Music Italia Euro 2,34 per ciascun CD venduto. La quantità di supporti venduti sarà rendicontata a Sugarmusic semestralmente, al netto di una riserva Resi pari al 25% che sarà liberata e rendicontata nei semestri successivi. Tutte le somme incassate da Sugarmusic verranno versate sul conto corrente del Ministero dei Beni Culturali.

Mi chiedo come mai di un CD venduto a 5 euro ne arrivano solo 2,34 alla Sugarmusic? Non sarebbe stato meglio evitare la distribuzione tramite una major come la Universal Music ed utilizzare canali alternativi che avrebbero permesso margini molto più alti?
Qui qualcuno storcerà il naso e dirà che però la Universal ha dei costi di distribuzione e così via, allora andiamo avanti, si legge:

Il Cd sarà venduto ai dettaglianti e grossisti ad un prezzo di listino di Euro 3,17 netto IVA e al netto dei costi di trasporto e logistici. I costi di stampa, distribuzione, vendita e il costo dei diritti fonomeccanici (SIAE), pari a Euro 0,83, saranno recuperati da Universal dal ricavato della vendita. Universal contribuirà con un investimento di Euro 10.000 alla realizzazione dei materiali per i punti vendita e di marketing necessari alla divulgazione del progetto. Universal inoltre ha messo a disposizione gratuitamente le proprie risorse promozionali e collabora con il marketing di Sugarmusic alla ricerca di spazi pubblicitari gratuiti e alla creazione degli spot.

Diritti Fonomeccanici (SIAE)?? Ma perchè per una iniziativa benefica esistono queste cose? Ma poi al posto di realizzare campagne marketing non era meglio fare una campagna virale su internet con l’aiuto dei buoni blogger che esistono?
Questi costi non si sarebbero potuti investire in un sistema DRM (che comunque odio) per evitare le copie pirata?

Leggo poi:

Mauro Pagani in qualità di autore della composizione musicale originale dal titolo “Domani”, unitamente alla società Macù Edizioni Musicali S.a.s, suo editore, si è altresì impegnato a devolvere tutti i proventi derivanti dallo sfruttamento economico del brano “Domani, 21-04-09” al Ministero dei Beni Culturali.  A tale scopo Mauro Pagani e il suo editore hanno chiesto a SIAE di applicare alla versione “Domani, 21-04-09”, un apposito schema di riparto, separato da quello relativo alla versione originale della composizione “Domani”.

Rinunciare del tutto alla SIAE sarebbe stato troppo? Pagani avrà anche rinunciato ai proventi per la creazione, ma quelli che gli autori prenderanno per l’esecuzione? Che fine fanno? Quelli che i produttori, detentori di diritti a vario titolo etc etc che fine fanno?

Infine:

La vendita in formato digitale verrà promossa da tutti i maggiori operatori che hanno messo a disposizione spazi di comunicazione e approfondimento. In area “mobile” tutti gli operatori e i content provider retrocederanno con rendicontazione separata l’intero incasso derivato dalla vendita del brano al netto dell’IVA e degli oneri SIAE.

Nuovamente la SIAE, anche sul digitale, Creative Commons faceva così schifo?

Vabbè, sono solo incazzato, non so nemmeno cosa ho scritto. 🙂

Evviva! Torna il bollino SIAE!

Il titolo è (spero) chiaramente ironico.

Ho appena appreso la notizia di un decreto legge apparso sulla Gazzetta Ufficiale n. 80 del 6 aprile 2009. Il decreto legge reintroduce l’obbligo dell’apposizione dei contrassegni SIAE su CD, DVD e software.
Il Presidente del Consiglio e la SIAE quindi non ascoltano le indicazioni date nella Sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che l’8 novembre 2007 ha stabilito l’inoppobilità dei contrassegni ai privati.
Inoltre è da notare che il Decreto è retroattivo, rendend così non conformi i supporti precedentemente distribuiti senza contrassegno.

In questo preciso istante non ho tempo di approfondire, ma vorrei capire se il Software Libero e la Musica Libera verranno toccati da tale sentenza.

Inoltre continuo a chiedermi come mai proprio la SIAE ha tutti questi privilegi?

Intanto se volete approfondire:

P2P PRO Music

Ho appena letto l’articolo di INC.ANTO dal titolo “E’ possibile che a demonizzare il Peer2Peer sia proprio chi esiste esclusivamente per merito di quello?”

Antonio mette in risalto nella blogosfera un nuovo “progetto” dall’assurdo titolo “Music VS P2P”, un assurdo progetto, che naturalmente non linkerò, lanciato da alcuni gruppi che passano di striscio vicino alla musica (Lost, dARI, Sonohra, Studio 3, Melody Fall ), supportati da major,  e fanno soldi con gli acquisti dei quattordicenni che tra dieci anni saranno pentiti di aver speso inutilmente i poveri risparmi di qualche settimana.

Ora mettiamo in chiaro la prima cosa è che con il termine il P2P, acronimo che sta ad indicare il Peer to Peer (Peer-To-Peer, Peer2Peer o Peer 2 Peer che dir si voglia), si intende una rete di computer (in generale una qualsiasi rete informatica) che non possiede nodi gerarchizzati come client o server fissi, ma un numero di nodi che sono tra loro equivalenti, definiti peer, che agiscono contemporaneamente sia da server che da client insieme agli altri nodi della rete.

Seconda premessa è il fatto che spesso si confonde il P2P con il file sharing. Il file sharing, come il termine inglese indica, è la pratica utilizzata per condividere file in una rete. Questa pratica può essere effettuata sia in una rete P2P, sia in una rete client-server.

Da queste due prime premesse si evincono due cose fondamentali:

  • Il P2P, nel suo concetto, non ha niente di illegale.
  • Il File sharing non è direttamente connesso al P2P, ma la condivisione di propri dati e file non è illegale.

Premesso ciò, c’è da aggiungere che, come dice lo stesso INC.ANTO, il P2P può essere utilizzato come strumento per rendere “libero e democratico l’accesso alla musica, e conceda al consumatore il diritto – peraltro regolarmente applicato su qualsiasi altro bene di consumo – di prova e di recesso”.

Aggiungiamo un terzo punto, giusto per fare un attimino di confusione. Già lo sapete, se leggete questo blog lo sapete. Ma io continuo a ripeterlo. La Musica LIBERA. Esiste una cosa che si chiama Musica Libera, dove libera non significa che ognuno può fare quello che ne vuole, non vuol dire che può sfruttare a proprio piacimento e goduria il lavoro di altri, non vuol dire che può guadagnare sulle tue spalle (qui qualcuno dirà che però questo lo fanno le major), vuole semplicemente dire che la tua musica può essere distribuita ad altri gratuitamente, che magari puoi farla ascoltare ai tuoi amici, che in alcuni casi può farne una tua versione che ti piacerà di più, che puoi concederne l’utilizzo, gratuitamente o a pagamento a TUA scelta, per motivi commerciali. Infine Musica Libera non significa gratuita, uno la propria musica se vuole può sempre venderla.

Arriviamo al quarto punto, esiste Jamendo, di cui ho parlato spesso. Jamendo è quel famoso portale di Musica Libera in cui, ad oggi, sono stati pubblicati 17.666 album e più di 200.000 brani, tutti rilasciati sotto una licenza libera. Jamendo è quel portale che combatte per la diffusione della Musica Libera.
In Jamendo potete scaricare gratuitamente tutti gli album presenti, potrete supportare gli artisti effettuando una donazione, e gli artisti stessi vengono sostenuti da Jamendo tramite una parte degli introiti pubblicitari.
In Jamendo la musica può essere scaricata sia da web, sia tramite Bittorrent, che è un famoso programma di P2P.
Infine proprio in questi giorni Jamendo ha proposto l’interessante iniziativa contro la legge HADOPI, il ringraziamento graduato.

Giusto perchè ho aggiunto altri due punti, facciamo un riepilogo e aggiungiamo delle nuove deduzioni:

  • Il P2P, nel suo concetto, non ha niente di illegale.
  • Il File sharing non è direttamente connesso al P2P, ma la condivisione di propri dati e file non è illegale.
  • La Musica non è tutta protetta da diritto d’autore, non è tutta sotto SIAE. Esiste Musica Libera.
  • Esistono siti, come Jamendo, che supportano la musica libera.
  • Non tutta la musica scaricata tramite il P2P è illegale.
  • Scaricare Musica Libera sotto P2P è legale.

Quinto punto, qui voglio contraddire INC.ANTO, quando dice che capisce che grandi nomi come Vasco, Madonna e gli U2 avrano ragione a lamentarsi, mentre piccoli gruppi no. A mio avviso ci perdono spesso più piccoli gruppi che vendono poco, che non grandi gruppi che hanno ormai migliaia e migliaia di fan. Inoltre è da notare che molti “grandi gruppi” ultimamente hanno rilasciato la loro musica, sia sotto una licenza libera, sia sotto circuiti di P2P, esempi lampanti vengono dai Nine Inch Nails (NIN), Smashing Pumpkins, Radiohead. Addirittura i Nine Inch Nails nonostante distribuissero gratuitamente il loro album Ghost I-IV, lo scorso anno sono stati al primo posto tra gli album più venduti di Amazon MP3.
Questo anche come risposta a quel tale sconosciuto Walter Fontana, che a quanto ho letto dovrebbe essere il leader dei Lost, che dice che il P2P è “una delle maggiori cause della scomparsa degli artisti dalla scena musicale”.

Tiriamo le somme:

  • Il P2P, nel suo concetto, non ha niente di illegale.
  • Il File sharing non è direttamente connesso al P2P, ma la condivisione di propri dati e file non è illegale.
  • La Musica non è tutta protetta da diritto d’autore, non è tutta sotto SIAE. Esiste Musica Libera.
  • Esistono siti, come Jamendo, che supportano la musica libera.
  • Non tutta la musica scaricata tramite il P2P è illegale.
  • Scaricare Musica Libera sotto P2P è legale.
  • Diversi gruppi stanno rilasciando i propri album sotto licenza libera.
  • La Musica Libera Paga!
  • Walter Fontana è un idiota!

Esorto tutti a contrastare ignorare tale iniziativa, in quanto priva di ogni fondamento logico. Inoltre se qualche grafico, blogger, o altro con attitudini informatiche/grafiche, passasse di qua sarebbe gradito un bannerino del tipo “P2P PRO Music” o “P2P LOVE Music” o simile. Mi piacerebbe tanto fare un’iziativa del genere ed in tal senso ho già contattato il team di Jamendo e spero di ricevere una risposta.

Io la prima mossa, insieme a Luisa, la faccio subito, d’ora in poi su MelodicaMente questi gruppi non saranno più considerati.

Naturalmente vi rimando all’articolo di Antonio per ulteriori approfondimenti.

La FIMI e l’antiinformazione Italiana

In seguito al blocco da parte di molti ISP Italiani del famoso motore di ricerca di file torrent The Pirate Bay, mentre ero alla ricerca di notizie fresche, sono giunto sul sito della Federazione Industria Musicale Italiana, dopo un pò ho notato il footer della pagina e preso dalla curiosità nel leggere “I giovani, la musica e internet – una guida per i genitori sul p2p e la condivisione di musica in rete” ho scaricato il documento pdf (il titolo del file è [download#1]) realizzato per questa “campagna informativa”. Sinceramente è stata una delle letture più tragicomiche dell’ultimo periodo.

Cito e commento le parti più “belle”:

“Persone di tutte le età amano condividere musica e, come nel caso della fotografia digitale, internet ha reso estremamente facile tale condivisione con amici (e sconosciuti), in qualsiasi luogo e momento. Servizi di file sharing come Kazaa, LimeWire e BitTorrent hanno oggi milioni di utilizzatori nel mondo.”

Noto il fatto del puntualizzare “e sconosciuti”, ciò mi fa pensare che si punti sulla possibile fuga di foto dei propri figli, inoltre il problema dovrebbe essere il Peer to Peer, quindi servizi come Flickr, Picasa, Zoomr ma anche MySpace, Facebook (servizi, come si vede sul sito della FIMI,  utilizzati anche da loro) e tanti altri sarebbero innocui e permetterebbero una condivisione più diccile di un sistema P2P e soprattutto solo a persone conosciute?

“L’attenzione al fenomeno file sharing prestata dai media negli ultimi anni ha riguardato soprattutto il problema della violazione del diritto d’autore sulla musica e sui film, ma questo non è l’unico rischio connesso al P2P.”

Io direi che l’attenzione data dalle Major e da chi ha interessi nel settore. Ma ricordiamo  che alcuni gruppi sconosciuti e film senza alcuna possibilità hanno avuto grazie al P2P un discreto successo? E soprattutto i media hanno mai considerato un uso legale del P2P?
Poi ci preannunciano anche che non è l’unico rischio.

“La guida vi aiuterà ad apprezzare la musica digitale, in piena legalità e sicurezza.”

Ringraziate per l’aiuto!

“Ogni sistema P2P funziona in maniera leggermente diversa ma sostanzialmente la procedura è la medesima.
Si visita un sito web, si scarica un software che permette la condivisione di file e lo si installa sul proprio computer. Generalmente il software crea una “cartella condivisa” sul computer dell’utente, l’accesso alla quale è disponibile a chiunque utilizzi nel mondo quel particolare software. Questo sistema permette la condivisione diretta e lo scambio di fotografie, video, musica, programmi e giochi.”

Vorrei intanto far notare che ad esempio nel caso di BitTorrent il sistema è diverso, se vuoi condividere un file devi creare un torrent e distribuirlo. Inoltre negli altri sistemi per condividere le foto, i video la musica, i programmi e i giochi, devono essere inseriti nella cartella condivisa, in genere nessun software P2P decide da solo di prendere le foto altrui e condividerle. E’ anche vero che però tempo fa su DC++ i ragazzi condividevano i documenti dei propri genitori per avere più slot.

“Il rischio maggiore insito nel P2P è quello dei contenuti indesiderati, nello specifico la pornografi a e le immagini violente. Numerosi studi hanno dimostrato che immagini a sfondo pornografico sono ampiamente condivise sui principali sistemi di file sharing e che spesso i nomi dei file vengono volontariamente camuffati per ingannare coloro che li scaricano. I filtri generalmente utilizzati per impedire l’accesso a siti web molto raramente bloccano file pornografici e contenenti immagini violente sui sistemi P2P. Tanto per citare un esempio, file dal nome “Winnie the Pooh” o “Pokemon”, rintracciati su tali sistemi, contenevano in realtà materiale pornografico.”

Numerosi studi hanno confermato che il web è mosso dal porno, le pagine web ancora più del P2P contengono materiale pornografico. Statisticamente circa il 12% di tutti i siti web è porno,il 25% di tutte le richieste ai motori di ricerca è pornografica, il 35% di tutti i download è di natura pornografica, ogni giorno, appaiono in internet 266 nuovi siti porno, le pagine con contenuto pornografico sono stimate in 372 milioni. Quindi eliminiamo il P2P eliminiamo il Web, diamo due calci in culo ai ragazzi e mandiamoli a giocare a calcio nel campetto della chiesa come si faceva ai miei tempi.

Per quanto riguarda invece i nomi dei file camuffati, in genere se usi motori di ricerca classificano i contenuti del torrent, mentre se usi emule o sistemi simili in genere ormai indicano da tempo se sono cosiddetti fake.

“Va inoltre aggiunto che questi software consentono agli utilizzatori di “chattare” con altri utenti, spesso sconosciuti, e che quindi gli stessi rischi connessi all’utilizzo delle classiche chat, sono presenti anche sulle piattaforme di file sharing.”

Se non regge l’accusa della pornografia, conviene puntare sulla chat (tra virgolette da notare) e sulla possibilità di incontrare sconosciuti no? Ma se uno è conosciuto non faccio prima a telefonargli o a passare a trovarlo? Ma almeno sono richi che esistono anche nelle classiche chat e non solo sul P2P per fortuna…

“I software per il file sharing aprono “porte” nei vostri computer, compromettendo la vostra privacy e la vostra sicurezza”

Saranno bene educati forse, scherzi  a parte io vedo più violata la mia privacy da un governo che pretende di avere i miei log di connessione o da un provider che deve mantenerli per cinque anni.

“Il pericolo maggiore sono i cosiddetti spyware, piccoli programmi scaricati con musica e video o inclusi direttamente nei software per il P2P. Questi spyware sono talvolta in grado di carpire informazioni sensibili dal vostro computer, per esempio password e numeri di carta di credito, e comunicarle a terzi (chi ha creato e controlla quegli spyware).”

A parte che la maggior parte dei software P2P sono Open Source, quindi direi che la possibilità di spyware inclusi direttamente nel software è davvero minima, ma poi non vi è possibilità di prendere uno spyware anche sui download (o direttamente) da pagine web ( vedi i vari exploit per MySpace). Sarebbe stata una bella cosa che avessero proposto di usare Linux così non avrebbero rischiato di prendere uno spyware.

“Inavvertitamente è possibile condividere fi le personali. Molti studi hanno mostrato, per esempio, come sui sistemi P2P siano presenti documenti riservati di carattere medico e finanziario”

Inavvertitamente? Cioè contro la propria volontà o intenzione (al massimo distrattamente direi no?). Si può capitare, ma l’attenzione P2P o no dovrebbe esserci comunque giusto?

“I computer connessi alla rete P2P sono vulnerabili all’attacco di virus, ai tentativi di controllo da parte di terzi e allo “spamming” pubblicitario indesiderato. Uno studio ha chiaramente dimostrato come quasi la metà dei file di programma circolanti sulle piattaforme di file sharing contenesse virus o codice pericoloso…”

Citazione ad un articolo di Wired News in cui in pratica diceva anni fa (nel 2004 per la precisione) che Kazaa è fonte di diffusione di virus. Io avrei consigliato anche qui di passare a Linux, perchè diversamente da quanto vogliono fare intendere, il primo problema sorge nel sistema operativo, è grazie a diversi bachi di Windows che alcuni virus hanno proliferato. Inoltre avrei realizzato un guida su come usare bene l’email, poichè tutt’oggi è il primo mezzo di diffusione di virus informatici.

“Se vostro figlio scaricasse uno di questi programmi, il vostro computer potrebbe essere utilizzato, fra le altre cose, come punto di distribuzione di file pornografici. Se il vostro
computer di casa lavora lento o presenta malfunzionamenti, la presenza di programmi di file sharing potrebbe esserne la causa.”

Credo sia più probabile che la causa sia la presenza di Windows. Soprattutto anche se un genitore e non solo un figlioi scarica da web (e non da p2p) un software del genere, può diventare veicolo di diffusione di un qualcosa a lui sconosciuto.

“Migliaia di utilizzatori di sistemi P2P sono stati denunciati dall’industria musicale e cinematografica e molti di loro hanno pagato consistenti multe. Mentre non esiste alcun rischio nel distribuire contenuti propri, la quasi totalità della musica e dei film presenti nelle reti di file sharing è protetta dal diritto d’autore e, di conseguenza, chi la mette a disposizione incorre nella possibilità di gravi conseguenze legali.”

Diciamo che in Italia si vorrebbe mettere le mani anche sui lavori altrui (ricordate il famoso bollino SIAE sui cd demo etc etc?), e soprattutto non è vero niente che la quasi totalità del materiale è protetto da copyright (da notare anche secondo la legge di quale paese?), si trova moltissimo materiale libero, open source, copyleft, free software e/o creative commons.

“In particolare chi condivide grandi quantità di file non autorizzati rischia unadenuncia e rischia di dover pagare i danni ai legittimi titolari dei diritti. I genitori possono essere ritenuti responsabili per ciò che viene commesso utilizzando il computer di casa, anche nel caso non siano loro i diretti responsabili. Le persone che hanno pagato compensazioni per questo tipo di attività illecita, hanno dovuto versare ai titolari dei diritti cifre pari a svariate migliaia di euro”

Cioè funziona come la droga? Piccole quantità = uso personale, grandi = quantità spaccio?  Adesso parte la paura della responsabilità, attento genitore, sei tu a dover pagare (ma perchè se il responsabile fosse stato il figlio chi avrebbe pagato?).

“Il file sharing e le nuove tecnologie in genere sono un’opportunità di dialogo in famiglia. Parlate di etica e legalità.”

Ma non fatelo in chat! 😛 Scherzo. Parlate loro di Hacking! Parlate davvero, il dialogo aiuta a crescere.

“Parlate del diritto d’autore e di chi viene danneggiato dalla condivisione illegale di musica su internet”

Parlate loro del copyleft, parlate delle creative commons, dite loro quando sia stupido in italia essere obbligati a pagare la SIAE, parlate con loro di questa mafia. Consiglia loro di scaricare musica da Jamendo.

“i cantanti? Gli autori? Vengono deprivati dei loro legittimi guadagni e della possibilità di vivere del loro lavoro?”

Diteglii che le major li sfruttano, ditegli che purtroppo a causa loro quest’anno al posto di dieci milioni di euro ne guadagneranno solo otto. Vai a spiegargli perchè un CD che ha un costo di produzione di circa 4 euro viene poi venduto anche a 40 euro. E poi come glielo spieghi che molti gruppi che hanno venduto pochissimi CD poi hanno fatto il pienone nei concerti (in cui il biglietto costa ancor di più, ma almeno li l’artista ci guadagna di più che sul CD).

“Parlate anche di chi sarebbe costretto a pagare le multe se qualcuno
venisse denunciato nella vostra casa”

Giusto per non dimenticarlo ricordiamolo e facciamo un’altra minaccia.

“Cercare musica legale su internet. Ne esiste in grande quantità – più di un milione di canzoni di qualsiasi genere e periodo -sia a pagamento che gratuita. Ad un prezzo inferiore a quello di un biglietto per i mezzi di trasporto pubblici potete scaricare una canzone da un rivenditore legale e conservarla ed ascoltarla per tutta la vita. I siti che vendono musica legalmente sono garantiti, sicuri e offrono musica di grande qualità. Potete trovare link a più di 200 rivenditori legali nel mondo su *pubblicità volontariamente cancellata*”

A parte la genialità della pubblicità, ma ripeto, esistono più di 11.000 album su Jamendo.

E questo è quanto… veramente triste… vi lascio qualche link utile:

Gli ISP Italiani bloccano The Pirate Bay

Il famosissimo motore di ricerca di file torrent The Pirate Bay, autore di molte battaglie legali e difensore delle libertà digitali, è stato bloccato da moltissimi provider Italiani che hanno attivato dei filtri sui propri server DNS.

Ora personalmente non mi interessa che diano agli Italiani dei Fascisti. Non mi interessa se la colpa sia o meno di Berlusconi. Mi interessa invece sottolineare che un grandissimo numero di utenti Italiani sono stati privati della propria libertà.

Insomma si, blocchiamo The Pirate Bay (che ha già un nuovo dominio sper superare l’inconveniente) perché può farci scadere nell’illegalità, ma intanto lo sappiamo che ci sono anche “cose legali” li? E poi ancora una volta mi chiedo come mai quando compro un CD o un DVD devo pagare una tassa alla SIAE per quei compensi che gli autori non ricevono, se poi non posso nemmeno “piratare” quel lavoro che ho già pagato?
Poi vorrei aggiungere una cosa, visto che in pratica il blocco è “preventivo”, perchè in italia non chiudiamo le armerie così evitiamo gli omicidi, non chiudiamo le stazioni di servizio così evitiamo gli incendi, non facciamo una legge che non permette di costruire case con più di un piano così evitiamo i suicidi, poi chiudiamo anche le discoteche così evitiamo gli incidenti del sabato notte, chiudiamo tutte le autoconcessionarie così non ci saranno pirati della strada. Ah si posso dire di chiudere le emittenti televisive così i bambini non crescono violenti? Oppure visto che parlo di TV rischio che il mio blog venga chiuso?

Poi mi chiedo, come mai tutto ciò avviene giusto qualche giorno dopo la questione Mediaset vs YouTube?

In ogni caso la soluzione immediata è usare gli OpenDNS che ricordo sono:

  • 208.67.222.222
  • 208.67.220.220

[via Mashable, The Pirate Bay, Disordine.com]

Non Pago di Leggere: La cultura non ha prezzo!

Ricevo dalla Mailing List di Hackmeeting e copio qui:

La Comunità Europea spinge per limitare l’accesso alla *lettura* dei
cittadini europei; se la direttiva del 1992 è stata aggirata fino al
2006, da quest’anno lo stato paga alla SIAE una tassa per i *prestiti*
in biblioteca.

Le biblioteche sono luoghi dove viene dato libero accesso alla
*cultura*, ad ogni persona senza distinzioni. Far pagare i prestiti allo
stato equivale a impoverire le biblioteche, far pagare i prestiti ai
lettori significa limitar loro l’accesso alla cultura. In ogni caso il
lettore ci perde.

Informazioni su: http://www.nopago.org/index.php?page=unmilione
Video su: http://www.biasco.ch/videoblog/vbp3/ (CC BY-NC-SA)

*Stampate, firmate e fate firmare la petizione*, il file lo trovate sia
sul sito nopago.org (formato DOC) sia alla pagina
https://www.fsfe.org/en/fellows/ironbishop/campagna_non_pago_di_leggere_2006
in formato ODP.