Non so se la Mafia esiste, ma la ‘Ndrangheta si

Cara presunta ventenne (orgogliosamente gioiese),
tu che hai scritto a ZMedia, il giornale della Piana di Gioia Tauro più razzista che ci sia, tu che ieri sera hai visto il film tv “Solo” come me e tanti altri compaesani, vorrei che sapessi un poco di cose.
Sono Giuseppe Guerrasio, ho un nome, non mi chiamo ventenne, nè trentasettenne, che più si addice alla mia età. In una realtà libera il proprio nome lo si dice.
Sono un onesto lavoratore, lo sono da sempre, da quando ho avuto la maggiore età, e sono stato sempre una persona retta, non sono uno ‘ndranghetista, non sono un mafioso, non sono un delinquente, ma questo non significa che non esiste la deliquenza a Gioia Tauro, anzi, questa è la giustificazione che spesso si da: “non siamo tutti mafiosi”, però i mafiosi non li conosciamo nessuno, non esistono.

Vorrei dirti che la fiction “Solo”, andata in onda ieri su Canale 5, non vede protagonista Gioia Tauro, ma che è ambientata a Gioia Tauro, non so se rendo l’idea, ma è per farti capire il fine. Sai, l’ambientazione di un film, di una serie tv, si sceglie per esprimere un concetto, per rafforzare un’idea, per identificare un qualcosa. Immagina se ad esempio avessero girato “2001: Odissea nello Spazio” in un campo di calcio, oppure “Il Signore degli Anelli” in una Los Angeles moderna, insomma capirai che non sarebbe stato lo stesso no?

Ti dirò la verità, che sono d’accordo con te che vedere come siamo rappresentati non sia motivo d’orgoglio, anzi ancora peggio di te penso che un film ambientato nella piana di Gioia Tauro non è una cosa bellissima, tutt’altro, perchè alla fine si colgono solo cose negative. Ma non sono d’accordo con te su molte altre cose.

E’ vero, come dici tu, che Gioia Tauro non è la mafia, ma quando dici che la mafia è ovunque generalizzi e giustifichi quel che di mafia c’è qua. E’ vero che non tutti i cittadini gioiesi sono mafiosi di Calabria, ma è anche vero che a Gioia Tauro la ‘ndrangheta c’è, esiste, non la vedi magari, ma c’è. La ‘ndrangheta c’è da oltre cent’anni ormai ed è ben radicata.
E’ vero che quando vai fuori dal tuo paese per pochi Km vieni additato con frasi del tipo “Da voi c’è la mafia, tu sei un mafioso”, lo so bene, ho girato tanto in vita mia ed è accaduto anche a me, ma la mia risposta è stata “Si”, perchè da noi c’è la ‘ndrangheta. Solo che dopo aver risposto si sono stato la a spiegare che non si è tutti mafiosi, che è ben diverso dal supporre che la mafia sia ovunque. E’ anche vero che le attività delinquenziali vengono esportate dalla Calabria, perfino all’estero, ricorderai sicuramente la Strage di Duisburg.
E’ vero anche come dici tu che la mafia è ai vertici, ma parte dal basso, spesso parte da qua, ne sono la prova diverse sentenze, sono fatti non invenzioni, dei rapporti tra ‘ndrangheta e politica ci sono oltre 40 anni di fatti, oltre quaranta anni di realtà, a partire dai famosi Fatti di Reggio Calabria del 1969 ad arrivare all’ultima operazione Mammasantissima, tutto questo senza dimenticare implicazioni nel Caso Moro e l’Omicidio Ligato, giusto per dirne due importanti.

Dici che a Gioia Tauro i bambini non vengono uccisi, è vero, ma non dimentichiamoci che in altre realtà molto vicine si, ti ricordo solo in ultimo Cocò, ucciso a Cassano allo Jonio, ma anche il poco meno recente Dodò, ucciso a Crotone, per arrivare infine a Giuseppe Bruno, ucciso nella vicina Seminara, negli anni ’70, quando aveva soltanto 18 mesi. Tra l’altro, forse non avrai visto bene il film, il bambino non viene ucciso, per fortuna.

In merito al dialetto, hai pienamente ragione, a Gioia Tauro si parla dialetto Calabrese, cioè una delle tanti varianti, perchè sono tanti, ma immagino tu possa capire che nascono due esigenze: una dettata dalla produzione e dagli attori, una dal pubblico. Capirai così bene che gli attori non possono imparare i vari dialetti dei vari paesi presenti nel film, perchè come avrai notato sono nominati altri paesi e frazioni, come Taurianova, Cannavà, Palmi, Rosarno, e si saprai sicuramente anche che cambiano diverse parole e diverse espressioni. Inoltre forse non hai compreso bene che è una fiction, e qui ci tengo a precisarti che è una storia romanzata, cucita per fare ascolti in TV, non un documentario, contiene quindi elementi di fantasia, non reali, e non riprende fedelmente i nomi delle vie e le attività commerciali, quello che interessa ai produttori avere una storia un poco credibile, una storia banale se noti bene, in cui chi parla si esprime con un linguaggio che può essere compreso dagli spettatori, ecco il motivo per cui il dialetto sembra siciliano, e mi spiace deluderti ma siciliano non è.

E’ vero che al Porto di Gioia Tauro ci sono onesti lavoratori, tanti onesti lavoratori, e non mi è sembrato che siano stati dipinti tutti come malfattori, non ho visto disegnati tutti i padri di famiglia come mafiosi, però è innegabile il fatto che si fanno affari grossi in modo non pulito in quel posto, non sono pochi i sequestri di prodotti contraffatti o di carichi di cocaina che passano dal Porto di Gioia Tauro, né è un segreto il fatto che per anni sia stato pagato un kickback di un dollaro e cinquanta centesimi per ogni container trasbordato. Sono fatti, anche questi, purtroppo.

Io capisco quando dici che non è vero che le tue coetanee non possono  uscire con le amiche o indossare una gonna, ormai non è più così in nessun posto nella zona, e non siamo così trogloditi, ma forse non conosci tutta la realtà, perchè se non escono tu non le vedi e non lo sai, e in molti paesi limitrofi o comunque vicini succedono ancora le cose peggiori alle ragazze, se non lo sai o non le ricordi ti dico io due casi: Anna Maria Scarfò di San Martino e Chiara di Melito.

Sono convinto che Gioia Tauro abbia bisogno di rinascere, di risollevarsi, ma il primo modo per farlo è iniziare ad ammettere che la ‘ndrangheta esiste, che ci sono persone brave e cattive, che ci sono grandi lavoratori e grandi delinquenti. Probabilmente al Nord non sanno che il Sud non è solo quello, ma sono certo che se ci dipingono così è perchè quella è l’idea che diamo di noi. Magari dovremmo iniziare a rifiutare di lavorare in nero, ad abbassare la testa sempre, a giustificare ogni cosa, e dovremmo dire basta ad ogni sorpruso.
“Solo” è solo una fiction, ma la realtà non è poi tanto lontana.

Sono certo che la ‘ndrangheta esiste, che sia un problema prima di tutti nostro, e che io ne ho paura.

Saltare in aria, vent’anni fa a Via D’Amelio

Sono le 16.58. Oggi è il 19 Luglio. Esattamente 20 anni fa perdevano la vita Paolo Borsellino, magistrato italiano, e gli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Strage di Via D’Amelio

Questo post non servirà a riportarli in vita, non servirà a migliorare me e nessuno di voi, non servirà a cancellare nessuna mafia.
Servirà a ricordare però chi le mafie le ha combattute e a dire a noi che dovremmo avere il coraggio di combatterle ancora.

20 anni e ancora non siamo CAPACI?

Oggi, diversamente dal solito, vorrei ricordare in ordine inverso un poco di persone. 23 maggio 1992. Strage di Capaci.

Vorrei ricordare Rocco Dicillo, un uomo di 30 anni, che quel giorno era seduto sul sedile posteriore di una Fiat Croma, la prima di tre che riaccompagnavano un magistrato a Palermo. Un ragazzo che in un attimo, investito da un’esplosione con una potenza inaudita, perse la propria vita.

Rocco Dicillo 13 aprile 1962 - 23 maggio 1992

Vorrei ricordare Antonio Montinaro, marito di Tina e padre di due figli, anche lui 30 anni, ci penso e noto che era più giovane di me oggi, Lui era seduto sulla stessa Fiat Croma, la prima delle tre, sul sedile passeggero, ed anche lui immediatamente perse la vita, sull’Autostrada A29 all’altezza dello svincolo per Capaci. Lui era il capo della scorta.

Antonio Montinaro 8 Settembre 1962 – 23 maggio 1992

Vorrei ricordare Vito Schifani, poco più che un ragazzo, 27 anni, forse 26, su internet nemmeno si trova la sua data di nascita, nè si capisce se sia nato ad Ostuni o a Palermo, ma poco importa questo. Quello che importa è che lui quella prima Fiat Croma marrone la guidava, quella croma che per la violenza della deflagrazione fu sbalzata in un giardino di olivi a più di dieci metri di distanza dal manto stradale. Anche lui immediatamente perse la vita. Di lui ricordo anche la moglie, Rosaria Costa, lasciata sola con un figlio di 4 mesi, ed il suo coraggio.

Vito Schifani 1965 – 23 maggio 1992

Vorrei ricordare Francesca Morvillo, un magistrato italiano attivo nella lotta alla mafia, 46 anni, che poco dopo le ore 18.00 di quel 23 Maggio 1992 saltò in aria nella seconda delle tre Fiat Croma, dove era seduta sul lato passeggero, morì per lesioni interne intorno alle ore 23:00.

Francesca Morvillo 14 dicembre 1945 – 23 maggio 1992

Vorrei ricordare Giovanni Falcone, un uomo, un magistrato, un eroe. Lui la seconda auto la guidava. Ma sicuramente meglio di me lo ricorderete tutti voi. Io lo ringrazio e basta. Come ringrazio gli uomini della sua scorta.

Giovanni Falcone 18 maggio 1939 - 23 maggio 1992

La cosa più importante da ricordare, oltre questi nomi, oltre il loro coraggio, oltre il loro essere eroi in se, è una Strage, la Strage di Capaci, quella del 23 Maggio 1992, quella in cui 500 Kg di tritolo uccisero 5 persone e la speranza di molte persone.

E noi oggi, dopo 20 anni, siamo CAPACI di continuare ciò che loro ci hanno lasciato?

Ciao Peppino, Ciao Aldo. E Sono 34.

34 Anni. 9 Maggio 1978. Cinisi, Roma. Diverso il luogo, stessa la sorte. Peppino Impastato, Aldo Moro.

Aldo Moro - Peppino Impastato

Io non so se se alcune persone sono da definire eroi, martiri, rivoluzionari. Non so se a volte morire è meglio che vivere.
Io so però che lasciare il segno è importante, come importante è cercare di fare di questa terra un posto migliore.

Inizio il Nove Maggio da anni allo stesso modo: un pensiero, una canzone, una lacrima.

Ciao Peppino, Ciao Aldo, e Grazie.

 

Buon Onomastico Don Peppe Diana

Oggi è il 19 Marzo. Festa del Papà. San Giuseppe.

Oggi, 18 anni fa, il 19 Marzo 1994, Giuseppe Diana, veniva ucciso dalla camorra.
Non voglio ricordare Don Peppe Diana, persona che purtroppo non ho avuto la fortuna di conoscere, per i suoi gesti da Sacerdote, non voglio ricordarlo semplicemente perchè, come me, era uno Scout, voglio ricordarlo per il suo impegno antimafia. Perchè ogni giorno combatteva per la sua gente, per la sua terra, per ciò in cui credeva.

Don Peppe Diana (Casal di Principe, 4 luglio 1958 – Casal di Principe, 19 marzo 1994)

Voglio ricordarlo con la sua lettera più famosa.

Per amore del mio popolo non tacerò.

Siamo preoccupati

Assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni della camorra.

Come battezzati in Cristo, come pastori della Forania di Casal di Principe ci sentiamo investiti in pieno della nostra responsabilità di essere “segno di contraddizione”.

Coscienti che come chiesa “dobbiamo educare con la parola e la testimonianza di vita alla prima beatitudine del Vangelo che è la povertà, come distacco dalla ricerca del superfluo, da ogni ambiguo compromesso o ingiusto privilegio, come servizio sino al dono di sé, come esperienza generosamente vissuta di solidarietà”.
La Camorra

La Camorra oggi è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana.

I camorristi impongono con la violenza, armi in pugno, regole inaccettabili: estorsioni che hanno visto le nostre zone diventare sempre più aree sussidiate, assistite senza alcuna autonoma capacità di sviluppo; tangenti al venti per cento e oltre sui lavori edili, che scoraggerebbero l’imprenditore più temerario; traffici illeciti per l’acquisto e lo spaccio delle sostanze stupefacenti il cui uso produce a schiere giovani emarginati, e manovalanza a disposizione delle organizzazioni criminali; scontri tra diverse fazioni che si abbattono come veri flagelli devastatori sulle famiglie delle nostre zone; esempi negativi per tutta la fascia adolescenziale della popolazione, veri e propri laboratori di violenza e del crimine organizzato.
Precise responsabilità politiche

È oramai chiaro che il disfacimento delle istituzioni civili ha consentito l’infiltrazione del potere camorristico a tutti i livelli. La Camorra riempie un vuoto di potere dello Stato che nelle amministrazioni periferiche è caratterizzato da corruzione, lungaggini e favoritismi.

La Camorra rappresenta uno Stato deviante parallelo rispetto a quello ufficiale, privo però di burocrazia e d’intermediari che sono la piaga dello Stato legale. L’inefficienza delle politiche occupazionali, della sanità, ecc; non possono che creare sfiducia negli abitanti dei nostri paesi; un preoccupato senso di rischio che si va facendo più forte ogni giorno che passa, l’inadeguata tutela dei legittimi interessi e diritti dei liberi cittadini; le carenze anche della nostra azione pastorale ci devono convincere che l’Azione di tutta la Chiesa deve farsi più tagliente e meno neutrale per permettere alle parrocchie di riscoprire quegli spazi per una “ministerialità” di liberazione, di promozione umana e di servizio.

Forse le nostre comunità avranno bisogno di nuovi modelli di comportamento: certamente di realtà, di testimonianze, di esempi, per essere credibili.
Impegno dei cristiani

Il nostro impegno profetico di denuncia non deve e non può venire meno.

Dio ci chiama ad essere profeti.

– Il Profeta fa da sentinella: vede l’ingiustizia, la denuncia e richiama il progetto originario di Dio (Ezechiele 3,16-18);

– Il Profeta ricorda il passato e se ne serve per cogliere nel presente il nuovo (Isaia 43);

– Il Profeta invita a vivere e lui stesso vive, la Solidarietà nella sofferenza (Genesi 8,18-23);

– Il Profeta indica come prioritaria la via della giustizia (Geremia 22,3 -Isaia 5)

Coscienti che “il nostro aiuto è nel nome del Signore” come credenti in Gesù Cristo il quale “al finir della notte si ritirava sul monte a pregare” riaffermiamo il valore anticipatorio della Preghiera che è la fonte della nostra Speranza.
NON UNA CONCLUSIONE: MA UN INIZIO

Appello

Le nostre “Chiese hanno, oggi, urgente bisogno di indicazioni articolate per impostare coraggiosi piani pastorali, aderenti alla nuova realtà; in particolare dovranno farsi promotrici di serie analisi sul piano culturale, politico ed economico coinvolgendo in ciò gli intellettuali finora troppo assenti da queste piaghe”

Ai preti nostri pastori e confratelli chiediamo di parlare chiaro nelle omelie ed in tutte quelle occasioni in cui si richiede una testimonianza coraggiosa;

Alla Chiesa che non rinunci al suo ruolo “profetico” affinché gli strumenti della denuncia e dell’annuncio si concretizzino nella capacità di produrre nuova coscienza nel segno della giustizia, della solidarietà, dei valori etici e civili (Lam. 3,17-26).

Tra qualche anno, non vorremmo batterci il petto colpevoli e dire con Geremia “Siamo rimasti lontani dalla pace… abbiamo dimenticato il benessere… La continua esperienza del nostro incerto vagare, in alto ed in basso,… dal nostro penoso disorientamento circa quello che bisogna decidere e fare… sono come assenzio e veleno”.

Io Sono Fabrizio. L’unione vince il silenzio, Rivogliamo Fabrizio.

Non posso definirmi un Amico di Fabrizio Pioli, potrei definirmi un conoscente. Con Fabrizio ci salutavamo per strada, mi è capitato di uscirci forse una volta o due insieme. Ma era un ragazzo semplice, un buono. Oltre ciò era un ragazzo, un uomo. Non era giusto tutto ciò.

Fabrizio Pioli

Che la sua storia sia anche da sprono per chi con la ‘ndrangheta, passivamente, ci convive ogni giorno. Che sia da motivazione affinchè in futuro sappiamo tutti dire no alle mafie prima che queste si presentino a noi.

Leggi tutta la storia di Fabrizio Pioli

#occupyscampia, i Clan non possono dettare il coprifuoco!

#occupyscampia. Questo l’hashtag che sta piano piano assumendo rilevanza su internet da un paio di giorni.
Roberto Saviano dice: “Napoli comincia a Scampia“, sicuramente non sbaglia.

Scampia, quartiere periferico di Napoli che da anni è  conosciuta per fatti non proprio felici, per la criminalità dilagante, per il degrado sociale in cui si trova. 40.000 abitanti circa, più di alcuni capoluoghi di provincia, rappresentati da quelle che ormai sono riconosciute come le Vele, raccontati dallo stesso Saviano in Gomorra, letti sui giornali per i fatti di cronaca nera. Una zona dove oltre il 60% delle persone è disoccupata, che viene lasciata a se stessa, ai suoi problemi, ai suoi disagi e sopratutto viene lasciata nelle mani dei Clan della Camorra.

Accade così che le guerre tra clan prendano piede e viene imposto il coprifuoco ai cittadini da parte della camorra nei quartieri di Scampia e Melito. Addirittura si tratta di un ordine,recapitato con un porta a porta, il quale dice che le donne devono stare in casa, le uscite di giorno devono essere limitate il più possibile, mentre di notte non si deve uscire mai.  I negozi devono chiudere tra le sette e mezza e le 8. I bar entro le 22.
Per i trasgressori saranno guai, così oltre 200.000 abitanti del circondario si trovano a vivere segregati in casa dai primi giorni del 2012, i giorni successivi alla mattanza di inizio anno.

A tutto ciò c’è chi però non ci sta e vuole rispondere, con coraggio, per riprendersi la propria terra. Una di queste persone è Pina Picierno, giovane parlamentare campana del PD, che lancia su twitter l’hashtag #occupyscampia, similmente a quello che fu l’#occupywallstreet, con l’intento di  Occupare Scampia, con la volontà di riprendersi i propri spazi, con la speranza che a Napoli i cittadini siano liberi di tornare per strada, vivendo il proprio territorio, che non è della camorra, ma di ogni libero cittadino.

Pietro Orsatti ha ben pensato di creare una specie di manifesto, dove segnala tra l’altro la presenza tra i cittadini, Venerdì, di Giulio Cavalli, attore che da due anni vive sotto scorta, per dare sostegno e leggere alcuni testi.

Per le per adesioni segui ##occupyscampia su twitter e scrivi a occupyscampia@gmail.com.

#occupyscampia è una chiamata a raccolta per ogni abitante della zona di Scampia, Melito, Secondigliano, ma è anche una chiamata per ogni cittadino della città di Napoli, e soprattutto è una un richiamo per ogni cittadino italiano, per chiunque crede nella legalità e per ogni uomo libero.

 

 

 

Quel Giorno di 33 anni fa Peppino Impastato ed Aldo Moro

Aldo Moro e Peppino Impastato, due figure diverse, due luoghi diversi, due colori politici diversi, ma entrambi segnati dallo stesso destino nello stesso giorno. Segnati entrambi dagli ideali di giustizia.

Aldo Moro - Peppino Impastato

Il 9 Maggio 1978 entrambi ci lasciarono, contro la loro volontà naturalmente, io lii ricordo con le parole di uno dei due, ma che avrebbero avuto valore anche per l’altro.

Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta: la verità è sempre illuminante.

Aldo Moro

Saviano attaccato da’ Il Giornale. Vergognosa Italia

L’Italia è un paese vergognoso. Il Giornale, noto quotidiano, finanziato anche dai soldi dei cittadini, che fa capo alla famiglia Berlusconi, cerca di screditare nuovamente lo scrittore Roberto Saviano.
Il quotidiano in oggetto riporta che Saviano avrebbe dato dei mafiosi a tutti quelli del nord. Mai niente di più falso. Saviano ha detto che al nord la mafia, o meglio la ‘ndrangheta nel dettaglio, fa i propri affari, per lo più in maniera legale.

Secondo Maroni, secondo Feltri, secondo molti, addirittura il nord non è proprio toccato dalla mafia. Ma allora i 500 arrestati a Milano lo scorso luglio li rilasciamo visto che sono stati incolpati di qualcosa che non esiste?

Italiani cari, amici del nord, ribellatevi a questi giornali, aprite gli occhi e fate si che non dobbiamo vergognarci di ciò che scrivono.

P.S.: Ma Feltri com’è che scrive ancora visto che è sospeso dall’ordine dei giornalisti?

UPDATE: L’Unità ha pubblicato una risposta ed una contro-raccolta firme.