Google vs Cina. Abbandono di BigG. Chi vince veramente?

La guerra tra Google e la Cina, o meglio con il governo della Repubblica Popolare Cinese, va avanti da un pò ed è ormai arrivato ai ferri corti. Dopo gli attacchi da parte di hacker cinesi nei confronti di GMail, che secondo BigG sono stati effettuati su mandato dello stesso governo nei confronti dei dissidenti locali che cercavano di difendere i diritti umani, e l’eliminazione delle censure da parte di Google, si arriva ora a quello che potrebbe essere l’ultimo atto della storia.

La novità del giorno è quella che il gigante di Mountain View sarebbe pronto a lasciare la Cina, chiudendo innanzitutto il motore di ricerca. Tale operazione, che secondo i ben informati dovrebbe essere eseguita ufficialmente il 10 Aprile 2010, è stata annunciata da diversi media cinesi, rimbalzando poi su diverse agenzie di stampa internazionali. Sempre secondo gi addetti del settore, Google manterrebbe attivo in Cina una parte del settore sviluppo e ricerca, gli uffici che curano l’advertising, i servizi di telefonia (Google Voice), Google Answers ed i servizi relativi al browser (Google Chrome).

Quello che succederà veramente è da vedere, però nonostante la potenza di Google, per l’azienda sembra comunque una sconfitta e tutto ciò appare come l’ennesima vittoria e l’ennesima azione, anche se inderetta, di censura da parte del governo della Repubblica Popolare Cinese.

Io mi sento Italiano. Si. Ma come Lui.

Ultimamente quando si dice Lui, ci si riferisce al premier Silvio Berlusconi. Questa volta no.

Premetto, non ero favorevole al No B. Day (il No Berlusconi Day), tutt’ora non mi ha convinto come manifestazione.
In realtà non me ne sono interessato più di tanto, ne ho voglia di farlo. In questo sono ancora qualunquista dirà qualcuno.

Però c’è una cosa importante da dire.L’appello che vedete nel video sotto, in modo simile e non uguale naturalmente, lo avevo in mente da tempo.

Altra cosa importante, Lui in questo caso è Alessandro Gilioli, persona che in questo caso stimo e alla quale mi associo. In particolare mi associo al suo discorso (del quale ne sono venuto a conoscenza grazie ad Enzo di Frenna) fatto al No Berlusconi Day.

Questo il suo discorso:

Presidente Berlusconi, noi oggi siamo qui a darle una notizia: lei è un uomo del secolo scorso.

Siamo qui a comunicarle che lei è un uomo del tempo in cui bastava avere tre o quattro televisioni per imporre un modello culturale, un sogno fasullo, un partito creato a tavolino in una concessionaria di pubblicità.


Un uomo del tempo in cui comunicazione voleva dire pochi grandi proprietari di mass media che potevano fare e disfare la realtà a loro piacimento, stabilire ciò di cui si doveva avere paura e ciò che si doveva desiderare.

Un uomo del tempo in cui lei poteva entrare nelle case, nelle teste e nell’anima delle persone mescolando bugie e illusioni per modellarle secondo i suoi interessi prima economici e poi politici.

Bene, presidente Berlusconi, noi oggi siamo qui a dirle che quel tempo è finito.

Lo sappiamo, queste sera le sue tivù pubbliche e private faranno finta che noi non ci siamo mai stati, che oggi non sia successo niente e nessuno sia venuto qui a dirle quello che è già accaduto: e cioè che lei è diventato l’uomo del passato, è diventato l’uomo di un secolo che non c’è più.

Noi oggi siamo qui a comunicarle che il suo giocattolo si è rotto e non le servirà più a niente perché milioni di persone lo sapranno lo stesso, su Twitter e su Facebook, sui blog e su YouTube e in mille altri posti ancora di cui lei nemmeno conosce l’esistenza.

Oggi siamo qui a dirle che noi non siamo caduti nella sua trappola della paura e non crediamo più al modello conformista e al pensiero unico che lei, come i suoi amici dittatori sparsi per il mondo, ha imposto per vent’anni ingannando soprattutto i meno avveduti e i più vulnerabili: gli anziani, i poco istruiti, quegli elettori che lei stesso ha definito «bambini di quinta elementare e neppure tanto svegli».

Presidente Berlusconi, noi oggi siamo qui a dirle che la bolla d’aria in cui voleva tenerci per sempre chiusi è scoppiata.

Noi ora sappiamo aprire le finestre e vedere il mondo fuori che ride di lei, che la disprezza, che la sbugiarda. Non servono più a niente le censure delle sue tivù, non servono più a niente i piccoli e grandi servi che riempiono di bugie i suoi mass media. Perché noi sappiamo aprire le finestre e sconfiggere la paura del nuovo.

Presidente Berlusconi, ci guardi, non c’è niente di virtuale in questa piazza. Perché lei non lo sa ma il Web è soltanto uno strumento, un grande strumento che lei, uomo della tivù, semplicemente non conosce.

Noi non siamo virtuali, signor presidente, siamo persone in carne e anima che usano la Rete perché è il luogo della pluralità culturale, delle mille idee e dei mille confronti, della comunicazione orizzontale e degli unici miracoli davvero possibili, come quello che abbiamo creato oggi: una piazza piena di gente che si è organizzata in Rete e ora è qui tutta insieme, per dare a questo paese una scossa che è d’amore e non di rabbia.

Noi non siamo pirati informatici o aspiranti assassini via Facebook, signor presidente, siamo persone appassionate e forti, tolleranti e libere, curiose e coraggiose, innamorate della biodiversità intellettuale, culturale, etnica, etica, religiosa, politica.

Cioè proprio il contrario del suo modello, signor presidente: monocratico, verticale, impositivo, fasullo. E davvero sì, virtuale, quello.

Presidente Berlusconi, qui ci sono ragazzi che avevano 15 anni quando l’hanno vista per la prima volta in televisione a insultare i giudici, ad accusare ogni dissidente di essere comunista, a raccontare barzellette stupide e bugie pietose.

Adesso quei ragazzi hanno trent’anni, magari si sono sposati e hanno dei figli, ma se accendono la televisione trovano ancora lei – con i capelli dello stesso colore – lì a insultare i giudici, ad accusare ogni dissidente di essere comunista, a raccontare barzellette stupide e bugie pietose.

Ma loro e noi , insieme, nel frattempo abbiamo aperto le finestre, anche se lei non se n’è accorto, impegnato com’era a fare affari, ad allargare il suo potere e il suo io, a inventarsi nuove leggi che la mettessero al di sopra di ogni giudizio.

E noi oggi le mandiamo questa lettera per dirle che anche se lei cercherà di nascondere a se e agli altri la realtà e il nuovo secolo, saranno la realtà e il nuovo secolo a venirla a prendere.

Noi, presidente Berlusconi, oggi glielo diciamo con le parole di Aurelio Peccei, partigiano, imprenditore, pioniere del suo tempo.

«Quanto accadrà d’ora in avanti» diceva Peccei, «dipende da noi in una misura mai concepita nel passato, che noi dobbiamo fare appello a nuove forme di coraggio perchè uscire dal pozzo non è un’utopia ma una prospettiva assolutamente verosimile.

Lo è se vogliamo che lo sia».

Ecco perchè, per quanto cerchi di prolungare il suo giorno più in là, signor presidente, per lei la sera è arrivata.

Onorevole Berlusconi, noi oggi siamo qui a darle la notizia che il suo tempo è finito.”

14 Luglio 2009: Bloggare o Non Bloggare?

Per il 14 Luglio 2009 è stato indetto, in segno di protesta contro il decreto legge sulle intercettazioni, il primo sciopero dei blogger.
Filippo Facci su’ Il Giornale ne parla a modo suo attaccando Alessandro Gilioli che prontamente risponde.
Paolo Valenti (Wolly) attacca Alessandro Gilioli che prontamente risponde.

Mentre c’è chi si porta avanti con il lavoro chiedendo rettifiche, chi come Dario Salvelli spiega il perchè dell’inapplicabilità del decreto legge, io non so che fare, però so che alla mia libertà ci tengo più di ogni altra cosa e quindi molto probabilmente il 14 Luglio 2009 i miei blog saranno muti.

Questo Blog Alza La Voce

Voi cosa farete?

Il mio pensiero su Debora Serracchiani e la sua NON candidatura al congresso

Circa 2 mesi fa, per la prima volta in vita mia, mi sono esposto pubblicamente appoggiando una candidatura politica, oggi non rinnego la mia scelta, ma vorrei dire due parole a Debora Serrachiani, come hanno fatto in tanti nel web, in merito alla sua mancata candidatura al congresso.

Io non ce l’ho con Debora perchè non si è candidata, è libera di scegliere per la sua vita e come si dice in giro per la blogosfera sarabbe stata massacrata. rispetto la sua scelta perchè in effetti è una sorpresa, voluta dal popolo del web, ma sicuramente se vuoi concorrere alla segreteria del PD devi avere il favore dei circoli e li come si sa da sempre devi fare favoritismi.

Non capisco il dire che Dario Franceschini è il più simpatico e dopo sentire dire in giro che è una battuta. Quando le battute le fa Silvio Berlusconi tutti si indignano. (NdL Debora nella lettera ai sostenitori ha detto di non scegliere Franceschini per la simpatia)
Debora Serracchiani è voluta dalla gente del web, dai giovani, ma sicuro non ce l’avrebbe fatta. Fosse vero il fatto che le è stata promessa la vicipresidenza allora sarebbe una brutta cosa, ma in realtà non la merita?
In realtà a me Francischini poteva anche piacermi, se solo non avesse fatt una marcia indietro epocale. Se dai la tua parola poi devi mantenerla Dario.

Debora Serracchiana ha scritto una lettera personale ai suoi sostenitori, pubblicandola anche sul suo blog, da quanto lei scrive penso di aver capito io male, io non condivido l’idea del PD, io condivido l’idea de rinnovamento, dei valori, di un’Italia migliore.
Debora non dovrebbe volere “il bene del PD”, dovrebbe volere il bene dell’Italia, il bene dei suoi elettori, il bene della gente che in qualche modo l’ha sostenuto e alla fine anche il bene di chi le vuole male.
Debora non dovrebbe definire coraggiosa la sua scelta, dovrebbe definirla di riparo. Una scelta che non metterà niente a rischio, lei piace, è ormai una bandiera e chiunque sarà il segretario potrà usarla come immagine fresca e giovane del partito.

Però ha ragione su alcune Debora, in primi sulla scelta responsabile, questo è vero, è stata eletta al Parlamento Europeo ed onorerà il suo ruolo. In secondo luogo nella scelta di evitare individualismo all’interno del partito, magari lei sarà il primo esempio nella rinascita di qualcosa di buono.

La Serracchiani dice inoltre: “Io lavorerò in prima persona per la realizzazione della nostra idea di Partito Democratico.
Debora, io mi fido di te, siamo sicuri che non mi deluderai? Io potrei ancora darti tutta la mia fiducia, ma tu mi dai una risposta e mi fai capire che noi poveri NON onorevoli non siamo soli?

Le regole per far quel che ti pare in Italia

Esistono delle semplici regole in Italia che ti permettono di fare quello che vuoi:

  1. Sei Ricco
  2. Sei Premier
  3. Possiedi almeno 3 Canali Televisivi
  4. Esistono delle leggi Ad Personam create apposta per te
  5. Essere colluso direttamente o indirettamente con la Mafia
  6. Essere stato iscritto alla loggia massonica P2
  7. Saper raggirare in modo opportuno il conflitto di interessi
  8. Possedere una squadra di calcio e deciderne della sua sorte anche se affermi il contrario
  9. Puoi dire che qualcosa non esiste quanto è evidente che esista ed essere creduto
  10. Emilio Fede (ma anche tanti altri giornalisti) ti lecca il culo

Più regole soddisfa la tua persona più possibilità hai di fare quel che vuoi.

Se ne avete altre suggeritele nei commenti.

Disclaimer: Ogni riferimento a fatti e/o persone è puramente casuale.

1984 è quasi realtà?

60 anni fa quando George Orwell scrisse e pubblicò “1984” sicuramente avrà pensato che la sua visione distopistica della realtà non sarebbe mai esistita, oggi potremmo magari parlarne.

Sempre più controllo si da agli alti poteri e ai media sottomettondosi all’impossibilità forzata di cambiare la realtà. Tutti ci lamentiamo di diversi fattori, ci preoccupiamo della mancanza di libertà senza fare nulla per mantenerla. Allo stesso tempo mentre ci preoccupiamo della nostra privacy diamo in pasto a decine di social network: twitter, FaceBook e MySpace sono solo la punta del’iceberg.
Insomma ci lamentiamo di tutti ma ci tranquillizziamo nel normale uso e consumo di ciò che dovrebbe urtarci.

La realtà dei fatti dice che “1984” è qui tra noi, non solo per la privacy, non solo per il controllo. Per Tutto.

Scrivo ora, da iprocrita. Dovrei cambiare il modo di fare. Dovrei alzarmi, dire che sono stanco e ribellarmi. Forse proprio per questa stanchezza però non ho forza.

N.d.L. In realtà a me non infastidisce dire i cazzi miei, nemmeno nella vita reale. Mi infastidisce tanto altro, ma questa è un’altra storia.