Calabria Terra Mia

Calabria Amara Mia: ovvero Calabria Terra Mia Minuto per Minuto

Un cortometraggio di 8.36 minuti, costato 1,7 milioni di euro, poco più di 200.000 euro al minuto. Il titolo semplice Calabria Terra Mia nasconde in realtà una tragedia.

Calabria Terra Mia si scopre subito

Il tutto inizia con una musica di sottofondo che scopiazza male il padrino, dai che già vi è salita la ‘ndrangheta a tutti. 

Mano fuori dal finestrino, la tizia ha imparato già una tipicità calabrese, però dovrebbero spiegarle che il gomito va poggiato. Un lago ci mostra colori irreali. Raul Bova ne approfitta per toccare la coscia della moglie, poi come un tackle del miglior Vierchowod chiede “Dove vuoi che ti PORTO?” Ora, a parte che non è un pacco, ma il riferimento chiaramente è quella al calabrese che nonostante tutto non riesce mai ad imparare bene a parlare italiano?

Calabria Terra Mia, di agrumi e di coppole.

Si vede il primo borgo, tipico calabrese come ce ne saranno a migliaia, ma che dico, a centinaia, vabbè, 3 o 4 sono oro colato. Classica osteria calabrese con tavolini all’aperto sotto delle pergole, tovaglie (nome tipico calabrese che indica almeno 4 o 5 cose ndG) a quadri, i protagonisti ordinano cibo, a fianco a loro 4 vecchietti giocano a carte, tra essi una delle tante comparse con la “coppola”. Spiegazione sul bergamotto (che ce ne vuole a confonderlo con un limone, ma vabbè) e su fatto che i profumi più buoni del mondo vengano fatti con esso, io immagino tanti ricchi produttori di bergamotto.

Calabria Terra Mia, di coppole e agrumi.

Cambio scena, inquadratura su due ragazzi che saranno almeno 10 anni più piccoli di me, sudo freddo, uno dei due ha le bretelle e la coppola, mentre tutti in generale sono vestiti come si usava negli anni ‘30. Il tizio in bretelle chiede se l’ha portata a vedere dove crescono le clementine. Io capisco che il tizio possa rappresentare il paesanotto senza cultura che oltre ai campi di terra non conosce niente né del mondo né della sua regione, ma in Calabria, oltre 15.000 km² di superficie quale è la priorità? Il campo di clementine e i cedri. Giustamente arriva una tizia che dice che lei vorrà vedere il mare, ed io penso grazie al cazzo, ma non lo dice in un semplice italiano, no non lo dice in dialetto, lo dice in un italiano dove la cadenza è talmente marcata che diventa una beffa. Calabria Terra Mia è una commedia sui calabresi?

In foto il classico abbigliamento calabrese.

Calabria Terra Mia, tra colori irreali e dialoghi surreali.


Lei domanda: “Allora da dove iniziamo?”
Lui risponde: “Ma quanto sei bella.”
Io penso che qualche problema di comunicazione di coppia potrebbero averlo.

Si passa all’affaccio di Tropea, la cui nota distintiva è il colore innaturale del mare, tanto da sembra il mare di Chernobyl.

Il corto è iniziato da minuto e cinquanta secondi, ma sembra un film di 3 ore. Prima apparizione di una campagna. Ok chiamiamola terra o come volete, quella è. Passeggiata in bicicletta in mezzo ad essa, cosa che normalmente fanno tutti i calabresi insomma. In questo pezzo mi è piaciuto tanto il fatto che uno nato a Roma, cresciuto a Roma, vissuto a Roma, racconta la Calabria ed il ritorno ad essa come se fosse un emigrante, talmente convincente che per un attimo ho pensato che il titolo del corto fosse “Il Calabrese di ritorno”.
A parte ciò arriva un’altra fatidica domanda, mentre Bova, mangiando agrumi, racconta che quando lui tornava in Calabria chiedeva al nonno di fargli assaggiare le clementine, come se fosse chissà quale richiesta assurda, quindi lei chiede “e lui?”. Io freddo ancora. Ma “e lui?” cosa? Non è che sta chiedendo droga, sta chiedendo di far assaggiare un frutto preso da un campo dove ce ne sono migliaia eh, lui che doveva fare? La risposta: “era contento”. Ma di cosa?

Calabria Terra Mia, di stereotipi e luoghi comuni.

Secondo borgo, sempre tavolini fuori, donna che fa non si capisce bene cosa con dei canestri pieni di agrumi, coppia di anziani, di cui uno con la coppola, che bevono un bicchierino. Raul Bova e Rocio Munoz Morales naturalmente mangiano agrumi.

Per l’ennesima volta lei chiede “Dove mi porti ora?”, il tutto sullo stacco di un affaccio su un mare color space jam e un bel cesto pieno agrumi in vista.

Finalmente si vede il mezzo tipico calabrese, logicamente diretto da uno con la coppola, il ciuccio! Anzi ben due ciucci!

Dialogo sulla soppressata, Bova ci tiene a sottolineare che vuole quella col finocchietto.  La Soppressata di Calabria DOP, una delle poche cose di qualità riconosciute in tutto il mondo, distrutta così. Ripetiamo insieme: il finocchietto va nella salsiccia, non nella soppressata. Salutiamo Adelaide e Penelope, due nomi tipici calabresi.

Stacco con la voce fuori campo, la macchina viaggia su una strada sterrata in mezzo a campagne.

Torniamo dopo nemmeno un minuto e mezzo nella stessa campagna di poco fa, questa volta però al posto delle clementine parliamo delle arance. Qui chiedo l’aiuto del pubblico. Bova spiega che affinchè le arance siano buone “devono avere le forme che la natura le ha dato”, lei sospira, secondo me perchè pensa la stessa cosa che ho pensato io, e cioè: “che cazzo significa?”

Terzo borgo, ancora tavoli all’aperto sotto pergole, ancora tovaglie quadrettate. Saluti in italiano con cadenza calabrese spinta.

Calabria Terra Mia, il finale è sempre tragico.

Arriviamo finalmente all’ultima spiaggia, in qualsiasi senso voi vogliate intenderla. Qui con i colori ci siamo più o meno, avranno chiuso gli scarichi delle fogne nucleari prima di girare questa scena. Finalmente una scena romantica, ripresa direttamente da questo piccolo grande amore. 

Siamo all’ultimo dialogo surreale, il più surreale di tutti. Lei dice: “Io da qui non me ne vado più”, lui risponde: “e io ti amo”, che se avesse risposto “i gatti sono più intelligenti dei cani” avrebbe dato lo stesso effetto.
Prima di chiudere finalmente un frutto che non è un agrume, un fico!

Si chiude con loro due di spalle, io che spero in qualche colpo di scena resto deluso. Sei minuti di film, quattro coppole, due asini, novecentottantasette agrumi circa, due minuti e mezzo di titoli di cosa, praticamente mezzo cortometraggio. Correggo, quasi 280.000 euro a minuto.

Alla fine dei conti io sono contento che lo vedremo solo noi calabresi, per commentarlo un poco e poi lo dimenticheremo, ma se mai non dovesse essere così che immagine stiamo mostrando a chi non conosce la Calabria?

Forse non volevamo dirlo che in Calabria esiste l’Aspromonte, quello bello, che c’è la Sila, che non c’è solo il mare di Tropea, che c’è la ‘nduja e la struncatura, etc etc? Non volevamo raccontare dei 5 castelli aragonesi, dei 3 castelli normanni, dei Bronzi di Riace, della Cattolica di Stilo, delle chiese di Gerace, della Certosa di Serra San Bruno, della Basilica di San Francesco di Paola, etc etc?

O solo avremmo veramente necessità di fare un progetto che veramente possa definirsi tale?

Chiudo con un suggerimento, cambiamo il titolo da Calabria Terra Mia a Calabria Amara Mia.

Su Vasco e il Modena Park io dissento

Dissento da Vasco e il Modena Park.
Dissento da quelli che la musica di Vasco è musica di merda.
Dissento da quelli che Vasco è il più grande cantante Italiano di sempre.
Dissento da quelli che solo Vasco abbraccia 4 generazioni.
Dissento da quelli che Vasco è l’unico che raccoglie così tanta gente in un evento.
Dissento da quelli che la buona produzione di Vasco si è fermata 20 anni fa.
Dissento da quelli che l’indie è cosa bella, Vasco no.
Dissento da quelli che Vasco rovina la musica e la cultura.
Dissento da quelli che 220.000 persone erano tutti scemi.
Dissento da quelli che parlano di Vasco e Modena Park non avendo visto nulla.
Dissento da quelli che parlano di Vasco e Modena Park pensando di aver visto tutto.
Dissento da quelli che quello di Vasco è record mondiale.
Dissento da quelli che quello di Vasco non è record mondiale.
Dissento da quelli che Bonolis ha rovinato un concerto.
Dissento da quelli che parlano male del secondary ticketing e poi ne fanno parte, come Vasco ed i fan tutti.
Dissento da quelli che il concerto di Vasco è la risposta al terrorismo.
Dissento da quelli che ai reggiseni che volano verso Vasco durante Rewind restano shockati.
Dissento da quelli che Vasco.

Dissento da quelli che non dissentono da me, perchè io dissento da quelli che Vasco si o Vasco no.

Francesco Gabbani ha vinto il Festival di Sanremo 2017 e voi no

Il Festival di Sanremo 2017 è terminato. Il sessantasettesimo Festival della Canzone Italiana ha decretato il suo vincitore nella serata finale, scegliendo Francesco Gabbani con il brano “Occidentali’s Karma”.

L’inizio con i Trikobalto

Per molti Francesco Gabbani non meritava di vincere il Festival di Sanremo 2017, per ancora più persone il cantante è uno sconosciuto, quasi al pari della scimmia che lo accompagna sul palco. In realtà Francesco Gabbani ha già al suo attivo un curriculum, seppur breve, di tutto rispetto. Lui, che per la prima volta il palco del Teatro Ariston di Sanremo lo aveva calcato lo scorso anno, già nel 2010 fu presente al Festival di Sanremo. Infatti partecipa in qualità di ospite al Festival di Sanremo 2010, nell’edizione tenuta al Palafiori di Sanremo, con i Trikobalto, band di cui è voce e cantante, da lui fondata insieme a Niccolò Zaccone alla batteria e Matteo Zarcone alla chitarra. Con la stessa band già qualche anno prima era salito alla ribalta della cronaca ed era conosciuto negli ambienti musicali. I Trikobalto precedentemente avevano aperto nello stesso anno l’unica data italiana degli Stereophonics, avevano aperto qualche anno prima l’unica data italiana degli Oasis, ed infine partecipato all’Heineken Jammin Festival.

Polistrumentista e scrittore

Se ancora non siete convinti del soggetto in questione sappiate che suona più strumenti di quanti voi riusciate a guardarne. Grazie al negozio di strumenti musicali di proprietà della famiglia inizia sin da piccolo a suonare, impara così da piccolo la batteria, suona in adolescenza la chitarra, estende le sue conoscenze al pianoforte e al basso. Per non finire, non avendo un lavoro stabile e ancora successo lavora come Fonico di Sala e Tecnico di Palco.
Una volta scelta la carriera da solista, oltre a scrivere testi e musiche per se stesso, si dedica anche alla scrittura di brani per altri cantanti. In particolare da notare che Francesco Gabbani risulta essere l’autore del brano “L’amore sa”, canta da Francesco Renga nell’album “Scriverò il tuo nome”. Figura nel suo curriculum anche la canzone “Il bambino col fucile”, scritta, musicata e arrangiata insieme a Celso Valli, cantata da Adriano Celentano e incluso nell’album “Le migliori”.
Tra una cosa e l’altra si è anche dedicato alle colonne sonore, diventando, tra l’altro, l’autore della colonna sonora del film “Poveri ma ricchi” di Fausto Brizzi.

L’esperienza a Sanremo

Da concorrente Francesco Gabbani partecipò e vinse il Festival di Sanremo 2016 nella sezione Nuove Proposte. Con il brano “Amen” fu scelto dalla giuria di Sanremo Giovani 2015 per partecipare alla edizione del Festival dello scorso anno, nella cui gara non poche polemiche si portò dietro. Successe praticamente che dopo aver perso la sfida contro la cantante Miele fu riammesso, poiché le votazioni si scoprirono falsate a causa di un problema tecnico in sala stampa, ed addirittura vinse classificandosi per la finale.  Vinse poi il Festival di Sanremo 2016 tra le Nuove proposte e non solo, Francesco Gabbani ottenne il Premio della “Critica Mia Martini” sezione Giovani ed il Premio Miglior Testo “Sergio Bardotti”.
Quella di ieri è già storia, “Occidentali’s Karma” è il brano vincitore del Festival di Sanremo 2017 e Francesco Gabbani è, non tra poche polemiche come sempre, il vincitore tra i Big del Festival di Sanremo 2017.

La canzone NON di Sanremo e la musica che si evolve

Vi è sembrato strano che “Occidentali’s Karma” abbia vinto il Festival di Sanremo 2017? Pensate che il brano sia banale? Che sia troppo orecchiabile? Che musicalmente fosse brutta? Che una scimmia sul palco sia ridicola? Che Francesco Gabbani sia un troll? Cosa non vi è piaciuto di questo Sanremo?
Probabilmente una lamentela la ha ognuno di voi, siate sinceri. Immagino che siate tradizionalisti e avreste voluto un brano sanremese quale vincitore del Festival di Sanremo, ad esempio “Grazie dei Fiori”  “Vola Colomba” di Nilla Pizzi, perchè già vi immagino ogni giorno quando li ascoltate. Oppure avreste voluto “Al di là” di Betty Curtis e Luciano Tajoli, perchè immagino che tutti voi la ricordiate a memoria.
La felice verità è che la musica cambia, si evolve, cambiano i testi, e non sempre vincono i brani che dicono in maniere diversa il tipico messaggio “io ti amo, tu mi ami, sposiamoci“. Immagino che già nel 1970 fece scalpore, in modo diverso,”Chi non lavora non fa l’amore” di Adriano Celentano e Claudia Mori. Trattare il tema del lavoro pochi anni dopo il ’68, portarlo a Sanremo, raccontarlo in chiave ironica, non è stato sicuramente semplice. Ad ogni modo che quella vittoria portò con se non poche polemiche è storia. Le cose l’anno dopo tornato alla normalità, ma sicuramente il Festival di Sanremo si era spostato un poco più in là.

L’Italiano della Terra dei Cachi

La triste verità è che la musica che ci rappresentà è quella di Toto Cutugno, uno che in termini di vittorie mancate e secondi posti batte persino Lenoardo DiCaprio. Uno dei più grandi successi internazionali, ad oltre 30 anni dalla partecipazione a Sanremo è “L’Italiano”, brano che gioca sugli stereotipi italiani e che ci prende in giro. Eppure gli italiani nel mondo lo cantano fieri. Eppure è il più grande successo internazionale che la storia del Festival di Sanremo ricordi.
Sanremo non è stato, esattamente 20 anni fa, quello de’ “La terra dei cachi” di Elio e le Storie Tese, altra canzone di denuncia sociale con una alta dose di ironia. Non li hanno fatti vincere, nonostante fosse stata la canzone più votata, e, probabilmente, anche quella migliore musicalmente parlando. D’altronde il brano non faceva altro che allargare “L’italiano” di Toto Cutugno mettendoci insieme gli scandali di Tangentopoli, della corruzione, della criminalità. Per avere il giusto tributo Elio è dovuto finire ad X Factor, e Rocco Tanica a fare l’inviato del Festival di Sanremo. Ma ancora una volta la musica si era spostata più in la.

La banalità e i talent show

Forse un ulteriore stacco è arriva con “Luce (Tramonti a nord-est)” di Elisa, che per quanto il testo non sia tra quelli che gradisco, ha introdotto una nuova freschezza in quel che era Sanremo. Peccato che il meglio lei lo abbia sempre dato in lingua inglese. Soprattutto peccato che arrivavamo dagli Avion Travel dell’anno prima.
C’è da dire che purtroppo il genere musicale, ed ancor di più il testo banale. ha sempre fatto molto breccia nel cuore degli italiani. Siamo populisti, lo siamo da sempre. Lo siamo dai tempi del fascismo. Prendete i Timoria, musica ben fatta, testi impegnati, musicisti bravi, voce del cantante superba. Togliete tutto e lasciate solo il cantante, metteteci due canzoni smielate ed eccovi Francesco Renga, vincitore di un Festival di Sanremo e di un Premio della Critica “Mia Martini”.
Tutto questo per arrivare negli ultimi anni al dominio dei Talent Show e degli amici di Maria De Filippi. Negli ultimi 9 anni ben 5 vincitori del Festival di Sanremo arrivano dai Talent Show: 3 da Amici di Maria De Filippi, 1 da X Factor, 1 (un trio) da Ti lascio una canzone.Insomma il preconfezionato per gli usufruitori di TV.
Ci hanno pensato per un attimo gli Stadio a farci tornare indietro di 15 anni, e poi Francesco Gabbani. Il Festival di Sanremo ancora una volta si è spostato più avanti.

Quelle che capiscono la canzone e quelli di cui parla

Musicalmente parlando il brano è semplice, orecchiabile, anche il testo è di quelli che ti rimane nella testa. Ma fermi tutti. Se lo si legge bene, con attenzione, si capisce che non è un banale testo senza significato, anzi probabilmente è quello con più significato di tutto il festival. E’ una denuncia sociale, sulle abitudini odierne, sul livello culturale, sulla vita. E’ filosofia, sociologia e saggezza.
E’ la pura descrizione dell’involuzione che si ha con l’innovazione. E’ la spiegazione del populismo ai tempi di internet. E’ l’esasperazione del quotidiano.In una strofa o nell’altra ci descrive tutti. Si, esattamente, ho detto tutti. Ognuno di noi, in un modo o nell’altro è dentro quel testo. Ci sono anche Io. C’è anche Francesco Gabbani stesso.
Tutto è studiato nei minimi termini, non è lasciato al caso o messo alla rinfusa, dalla musica alle parole, dal video alla coreografia sul palco, dalla scelta dei colori alla scimmia.
E’ tutto perfetto. E se non lo avete capito, se non avete capito la canzone e tutto quello che ruota intorno ad essa, probabilmente di voi nel testo si parla, più di chiunque altro.

Il ritardo della musica EDM Italiana e l’Eurovision Song Contest

Che ci crediate o meno, Francesco Gabbani ha dato lo spunto per la creazione di  un filone: l’EDM Italiano, l’elettrop d’autore. So che avrete molto da ridire in merito, ma diciamocelo chiaro, qualsiasi genere in Italia prende una sua particolare piega, sarà anche questo così. E purtroppo sarà l’ennesima cosa che arriva con anni e anni di ritardo in Italia, speriamo non sia troppo tardi.
No, non è il rock elettronico dei Subsonica, non è il synth-pop de’ I Cani, non è nemmeno quel New Wave elettronico dei Righeira, è solo un nuovo modo di fare EDM, è Electronic Dance Music Italiana.
Tutto questo ci apre uno spiraglio su una competizione dove ormai da anni non abbiamo voce in capitolo, nonostante la sua nascita avviene come copia in formato europeo del Festival di Sanremo. Sto parlando dell’Eurovision Song Contest, concorso dove diverse nazioni dell’Europa si contendono il titolo di miglior brano. Probabilmente con un brano del genere le possibilità di una vittoria italiana esistono, basta che Francesco Gabbani ci metta la sua faccia (da schiaffi), musica altrettanto piacevole e testo interessante, magari fatto in inglese, e il risultato è bello che fatto.
Ma attenzione, niente scimmia questa volta, il regolamento dell’Eurovision Song Contest non permette animali sul palco!

A questo punto vi lascio il video del brano “Occidentali’s Karma” di Francesco Gabbani, e vi invito ad ascoltarla ancora una volta.
Voi un quale categoria siete? Tra quelli che hanno capito il testo o siete quelli di cui si parla?

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Il Festival di Sanremo 2017 raccontato dai Fratelli Grimm

Dopo una seconda serata del Festival di Sanremo 2017, tutto in tema carnevale, la terza puntata ci porta il magico mondo delle fiabe dei Fratelli Grimm.
Non per forza ci deve essere sempre qualcosa da dire, per cui quest’oggi sarò breve e vi racconterò la morale di Sanremo. Alla fine.

C’era una volta…

Sarebbe dovuta iniziare così la terza serata del Festival di Sanremo, perchè quelli che si vedono non sono altro che i personaggi delle fiabe. L’Atmosfera Fantastica la si vive da subito, sul palco salgono quattro elementi rubati ai racconti per bambini.
Il primo delle Nuove Proposte a cantare è uno che già il nome lo ha da personaggio delle favole: Maldestro. Lui ha già realizzato il suo sogno, ha ricevuto in regalo gli occhiali che Ron indossava la prima serata del Festival di Sanremo.
Inizialmente scambiato per Jacob Frye, il secondo ad esibirsi è il Cappellaio Matto, al secolo Tommaso Pini. Canta “Cose che danno ansia”. Come lui. Praticamente è una canzone autobiografica. Nel corso della sua esibizione penso che ho speso migliaia di euro per il mio impianto audio e sento la voce di un uomo come se fosae di un cartone animato.
Non poteva che seguire Alice nel Paese delle Meraviglie, in versione Rosso Sangue. Forse per anticipare il Maurizio Crozza che ci farà ridere più tardi nel corso della serata. Di Valeria Farinacci non ricordo altro.
L’ultimo anonimo, di nome Lele, è il bambino arrivato la ad ascoltare le fiabe. Si sarà sentito lui quello strano.

Purtroppo i due concorrenti provenienti dal Paese delle Meraviglie vengono eliminati. Forse per razzismo. E’ un vero peccato, chissà come potevano deliziarci durante la finale delle Nuove Proposte.
A conferma della serata per bambini, prima della vera kermesse musicale (termine che una volta al giorno si deve usare), c’è il Piccolo Coro Dell’Antoniano di Bologna, praticamente non è il Festival di Sanremo, è lo Zecchino D’Oro!

I giochi con le palle

La gara di ieri sera era dedicata alle cover di brani famosi, fatte più o meno bene, più o meno uguali. Ma fatte. Come alcuni cantanti.

Chiara, pensando di essere ancora alla seconda serata, si presenta con lo stesso vestito della sera precedente. Glielo strappano giusto un poco prima di entrare in scena.
La morale della serata di cui parlavo prima ha un nome, è Ermal Metal. Un tizio per cui succede sempre che ad un certo punto mi cadano palle. Quel certo punto è sempre appena lo vedo. Ora c’è da dire che il tizio potrebbe anche essere bravino, che i suoi falsetti sono ben fatti, se non che poco dopo ci sarà un tale che gli darà lezioni.  Vincerà la serata, a me continuerà a non piacere da solista. Alla massa piacerà ora e non avrà mai conoscenza dei La Fame di Camilla. Questo è Sanremo.
Le palle di cui parlavo sopra si ritrovano dopo qualche minuto sul palco, durante l’esibizione di Ludovica Comello. La cantante arriva in ritardo al Festival, vestita da Cappuccetto Rosso voleva partecipare alla fase delle fiabe. Giusto per non farci dimenticare il vestito della prima serata praticamente si è vestita da cosplay hentai.

Il regno dei saggi

Da Albano a Fiorella Mannoia passando da Paola Turci, si vede chi è a portare avanti Sanremo.
Albano canta la cover di una cover, e che aveva già Festival in curriculum quando pubblicarono l’originale. Rende comunque in maniera eccelsa, checchè se ne dica.
Per Fiorella Mannoia ci si può solo alzare in piedi, è una delle migliori interpreti in circolazione e lo sappiamo bene. Ci mette l’anima in quel che fa.
L’ambiente si arreda bene quanto entra Paola Turci, con un lampadario attaccato all’orecchio. Anche lei dimostra esperienza e padronanza del mezzo. Prima di entrare la vediamo con lo smartphone in mano. Sicuramente sta scrivendo su twitter.
I critici musicali parlano bene della performance di Gigi D’Alessio. La lagna cantata è piaciuta a molti. A mio avviso Don Backy ha voluto pià volte essere morto.
Vestito del mio quaderno delle elementari, Michele Zarrillo ha avuto buone risposte dal pubblico. Io non ho capito le sue domande.
Colpo di scena essenziale è stat il fatto che Marco Masini mi ha fatto provare, per la prima volta nella mia vita, compassione nei confronti Faletti.

Formule magiche e filastrocche

Nel corso della serata ancora una volta non sono state risparmiate le battute sul colore di Carlo Conti. Maria De Filippi fa tremare il pubblico quanto tutti al suo “ci colleghiamo” hanno pensato all’esterna di uomini e donne. Tanto per restare in tema ha messo una nuova vestaglia da camera.
Il vincitore del premio simpatia, coreografia, scenografia e maglioni inguardabili, lo vince Francesco Gabbani. Senza scimmia non è lo stesso, ma mentre cantava “Susanna” ho pensato che a sto giro sarebbe apparso sul palco un formaggino.
Alle fiabe Elodie ci sta per il rosa dei capelli. Per tutto il resto per me non dovrebbe nemmeno stare a Sanremo. Senza arte ne parte
Fabrizio Moro ormai dimenticato anche da se stesso non emoziona ne convince.
Invece mi piace molto quello delle facce strane, Michele Bravi che canta con la voce di E.T. (battuta rubata ad Erika), con un grande arrangiamento de’ “Le Stagioni dell’Amore” di Franco Battiato.
Cosa ci faccia al Festival di Sanremo Samuel è ancora un mistero. Lui intanto interpreta Il Principe Schiaccianoci. Vuole continuare ad essere i Subsonica ma con un nome diverso, e siccome nessuno del suo gruppo vuole dargli soddifazioni deve chiamare uno dei Linea 77.

Umanità, lobby e la morte di Adinolfi a Sanremo

Mika seppellisce Mario Adinolfi. Parla dei colori dell’arcobaleno, fa uno show di spessore ed è sia intrattenitore che musicista che cantante. Nel mentre scopriamo che il nome Mika in italiano signifca “Ermal Meta a falsetti ce la suchi”. Sicuramente c’è stato un tentativo di golpe da parte di Adinolfi, al suo ingresso la porta che da sulle scale non si era aperta.
Se ciò non bastasse il finale di LP è ancora peggio per gli  omofobi. Ma poi qualcuno di voi ha un LP di LP? Ad ogni modo, LP fischia meglio di pastore della Sardegna, ha una voce che incanta e stupisce, stabilisce le nette assonanze tra ciò che si è e ciò che si fa.
Abbiamo avuto, dopo l’impiegato della prima serata che non ha mai fatto una assenza sul posto di lavoro, l’ostetrica che ha partorito più figli della popolazione cinese, e la ultracentenaria che ha cantato la cover di “Quel mazzolin di fiori”.
Arrivano le famose senza un perchè, sul palco del Teatro Ariston di Sanremo appaiono come per magia Annabelle Belmondo (nipote di Jean Paul) e Anouchka Delon (figlia di Alain), praticamente le sorelle di Cenerentola. Ad un certo punto ho avuto paura che arrivasse anche Elettra Lamborghini.
Matteo Salvini sicuramente non guarda il Festival di Sanremo, altrimenti avrebbe fatto un esposto insieme ad Adinolfi per Sergio Sylvestre e i Soul System. Peccato per i problemi tecnici, ma di base la prestazione loro è stato molto ben preparata. Cantano “Vorrei La Pelle Nera”, inserendoci in mezzo pezzi di “Black or White” di Michael Jackson. Qualcuno dovrebbe dire a Sergio Sylvestre e i Soul System che la pelle nera la hanno già. Ma soprattutto la paura mia è stata che ad un certo punto dalla pancia di Sergio Sylvestre  uscisse fuori Bello Figo.

Il torneo di Briscola e la vittoria inutile

Mentre i piccoli giocano a palla i grandi giocano a carte. Tocca a Raige e Giulia Luzi, Bianca Atzei, Clementino, Giusy Ferreri, e Nesli e Alice Paba, sfidarsi nel torneo. Purtroppo niente cover per loro, sfigati noi dobbiamo riascoltare le loro canzoni. Vanno a casa le due coppie. Magari sono in tempoa festeggiare San Valentino al posto di Sanremo.

Alla fine vince la serata Ermal Metal, che così ci fa capire che la morale è che non importa se tu sia bravo o meno, l’importante è che sei commerciale.

Carnival Party Festival di Sanremo 2017

Seconda serata del Festival di Sanremo 2017, seconda serata di risate. Ieri avevo detto che il mio commento al Festival di Sanremo era la risposta naturale al CinePanettone, invece no, è il Festival di Sanremo ad essere la naturale risposta al carnevale. Capirete da soli il perché.

Da Amici alle Nuove Proposte di cui si poteva fare a meno

In un format che da quello del primo giorno di “C’è Posta per Te” si trasforma nel serale di “Amici”, la puntata inizia e dà una particolare impronta a quello che è il mondo dei giovani, gli artisti emergenti delle Nuove Proposte che sperano di sbarcare il lunario. Quelli che praticamente ce la faranno, forse, solo in Italia. Quattro partecipanti e nessun cantante, lo si capisce subito.  Della prima non riesco a capire il nome, nonostante venga ripetuto almeno 8 volte, solo oggi scopro che si chiama, al secolo Giovanna Gardelli, in arte Marianne Mirage. L’unica donna in gara la prima serata tra le Nuove Proposte si scopre essere una finta mora, o almeno è bionda dentro, quando viene eliminata esulta per diversi secondi prima di capire che eliminato vuol dire non vincere.
L’Hipster mancato Francesco Guasti si scopre essere dalla voce Gaetano Curreri travestito da giovane. Visto l’altezza non eccessiva e le gambe non lunghissime, penso che avrebbero potuto dargli un paio di pantaloni più lunghi e coprirgli la caviglia.
A parte il ciuffo, a parte l’abito che sembra essergli caduto addosso, non mi spiace troppo ascoltare e vedere Braschi. E’ quello che forse come stile musicale si discosta un poco dagli altri, probabilmente per questo viene eliminato.
A chiudere le Nuove Proposte c’è Leonardo Lamacchia, che è praticamente Tiziano Ferro con più barba e più incertezze.  Tante incertezze che ad un certo punto (come mi fa notare Erika) si confonde pure con Massimo di Cataldo.
La puntata di Amici, volgarmente detta la prima apparazione delle Nuove Proposte, si racchiude così nel fatto che hanno cantato 4 giovani, che io farei a meno di ascoltare gli altri 4, fortuna che ce li danno a piccole dosi.

Conduzione tra i baci mai sognati e i calci al pallone mai dati

Che lo spettacolo, distribuito su tutte le arti, fosse al centro del Festival di Sanremo lo si è capito subito, quando ad inizio puntata ufficiale uno non capisce se sta guardando il Festival della Canzone Italiana o il film “Il Corvo”. La confusione regna sovrana in me nel corso della kermesse musicale (che almeno una volta al giorno bisogna dirlo).
Si nota subito la continuità con la prima serata del Festival di Sanremo 2017, infatti Maria De Filippi aveva chiuso in camicia da notte la prima puntata ed apre la seconda in sottana. Nel corso della serata dato il cambio di abito avremo la certezza che la stilista che la segue è Cotonella e che le manca solo l’accappatoio per aver usato tutto l’intimo possibile. Fatto sta che nel corso della serata riesce ad ottenere due baci: da Robbie Williams prima, da Keanu Reeves dopo. Sicuramente Maurizio Costanzo si sarà arrabbiato e avrà detto a se stesso “ttai bbonooo“.
Carlo Conti continua a fare il valletto della De Filippi, si fa prendere in giro un poco da tutti, gioca a dare calci al pallone con Francesco Totti, solo Massimo Giletti riesce a fare ridere di più durante la serata prendendosi una palla in faccia da Federico Russo.

Tende, Buste della Spazzatura e Carnevale

I Big in gara hanno avuto due fattori comuni: il carnevale e le tende. Sarà forse dopo lo spettacolo di inizio serata che vogliano far passare l’idea di un qualcosa di circense, ma tutto è inequivocabile. Bianca Atzeni entra con addosso una tenda e in faccia i denti di Varenne. Bella sia lei che la sua voce, se solo non fosse una Emma Marrone meno grossolana.
Nesli e Alice Paba sono l’esatto connubio della serata: vestito da notte stellata lui, tenda ricavata dalle buste dell’immondizia lei. La cosa più simpatica del loro brano è l’introduzione di Totti che è convinto che sua moglie abbia presentato The Voice. Se li avete ascoltati con attenzione avrete sicuramente capito che pensavano di essere allo Zecchino d’Oro e non al Festival di Sanremo.
A chiudere la parte del Carnevale Sanremese in tema tende e spazzature ci pensano Raige e Giulia Luzi, con due vestiti che facevano sanguinare anche gli occhi dei ciechi. Non riesco a capire se sia più ridicolo il vestito di lui in tinta su tinta su tinta, il vestito di lei con uno strano effetto vita, o la canzone.
Vi giuro che comunque, visto il tema, ad un certo punto ho pensato che il supergruppo ospite sarebbero stati i Garbage.

Le Certezze Oscene di Sanremo

Quello che resta di Sanremo è sempre il passato, anche se ci si vuole rinnovare o lottare contro il tempo. Emblematico è Marco Masini che entra in scena travestito da Lucio Dalla, chiara la sua volontà di confondersi nel carnevale dei sopra citati giovani. Peccato non gli avessero detto che il tema della festa di carnevale fosse tende e spazzatura e non cantanti del passato. Altrimenti lui avrebbe vinto due volte.
Non abbiamo il tempo di prenderci di malinconoia, malinconia, quel che è, che subito peggiora la situazione, nell’anno del suo ingresso in top 10 per numero di partecipazioni, Michele Zarrillo. Ha la stessa giacca del suo esordio nel 1991. Unico ad essere riuscito a vincere le Nuove Proposte dopo essere già famoso, mi chiedo ancora cosa gli sia capitato di brutto nella vita. D’altronde Zarrillo non è il cantante che Sanremo si merita, ma è il cantante di cui ha bisogno.
Su Gigi D’Alessio non so cosa dire, non ha nemmeno bisogno di travestirsi. Della sua canzone ricordo solo che la frase iniziale faceva rima con cesso. Purtroppo ho perso l’esibizione di Paola Turci, ma anche lei a presenze si difende bene. Secondo me è la stalker di Zarrillo.

Il Talent Sanremo

Sappiate che Maria De Filippi ha peggiorato il Festival di Sanremo anni prima che arrivasse a condurlo. Lo ha fatto sdoganando in Italia i Talent Show e portando alla vittoria suoi pupilli. Abbiamo così Chiara, che ha lo stesso stilista della padrona di casa, inguardabile.
Abbiamo Michele Bravi, che come cantante non mi gusta ma nelle espressioni mimiche mi sembra il prossimo Mr Bean. Futuro assicurato per lui.
Non so voi, ma io per un attimo ho pensato che Israel Kamakawiwo’ole fosse resuscitato quando ho visto Sergio Sylvestre. Il vincitore di Amici, di cui fino a ieri non sapevo dell’esistenza, sbaglia festa di carnevale e arriva vestito in tema Re Leone. Forse la voce più bella di ieri nel peggior vestito. Ah no, c’è quello dell’ANAS!

La Scimmia vincitrice di Sanremo

Altro a sbagliare festa è Francesco Gabbani, che per il party si veste da Cono Stradale della suddetta ANAS. Presenta un brano che mi fa ridere da ieri sera, non so perchè davvero, ma soprattutto porta con se la Scimmia, che deve, a mio avviso, vincere il Festival di Sanremo. La Scimmia sta a Gabbani come l’Orso sta a DiCaprio. Occidentali’s Karma come Revenant. OOOOOM. Mi raccomando amici, andate a votare, se non vince mi arrabbio.

I Giganti senza pianta di fagioli

Per quello che riguarda gli ospiti è stata una serata abbastanza interessante. Francesco Totti ha fatto ridere molto, e ci ha donato, come in ogni partecipazioni televisiva di qualsiasi calciatore, il momento di calci al pallone. Ci ha risparmiato dei palleggi di riti.
Ho scoperto che prima Giorgia era un gruppo, poi si è sciolta ed è rimasta la metà. Lei cancella in un solo medley tutti i partecipanti al Festival di Sanremo. Lei è la fiaba a lieto fine della serata, del Festival di Sanremo e della vita. Indovina anche il costume di carnevale e si veste da busta della spazzatura del futuro. Giorgia è la regina di Sanremo.
Robbie Williams è come sempre di un altro pianeta, tiene il palco da vera star, violenta gli ormoni risvegliati nella prima serata del Festival di Sanremo 2017 da Ricky Martin. Riesce con un bacio anche a far risvegliare la sopita coscienza femminile di Maria De Filippi.
Sempre a proposito di ormoni, Keanu Reeves ha sancito la morte psicologica di Mario Adinolfi. Dopo Tiziano Ferro, Ricky Martin ecco arrivare uno che è bello, figo, ha successo, fa l’attore e sa suonare anche il basso. Credo che entro sabato tale Adinolfi presenterà una interrogazione parlamentare.
Il supergruppo della serata sono i Biffy Clyro, che sono bravini eh, ma hanno fatto rivoltare Keith Richards nella droga quando Carlo Conti li ha definiti una delle migliori rock band della nostra epoca.
Enrico Brignano, Flavio Insinna, Gabriele Cirilli sono lì per darmi il tempo di preparare una tisana senza perdermi nulla di importante, e Sveva Alviti completa l’opera facendomi passare la voglia di italianità e facendomi venire quella di delizie americane. Praticamente due momenti merenda.

Ed ora la sera

Stasera è la serata cover. Magari riusciamo a sentire qualche bella canzone cantata male da Dio. Ci saranno Fabio Fazio e Paolo Bonolis, così il popolo italiano potrà fare polemica sui loro compensi. Soprattutto ci sarà Mika. Qualcuno vada a tenere la fronte ad Adinolfi. A domani amici del mainstream comico.

E’ iniziato il Festival di Sanremo, ed è il migliore del 2017!

Il Festival di Sanremo è iniziato e, a meno che come suggerito da Maurizio Crozza, il Governo non proponga che se ne faccia uno al mese per risanare le casse delle stato, è sicuramente il migliore del 2017, nonchè l’unico. Come ogni anno, visto che difficilmente apprezzo la parte musicale, e ancora meno accetto tutto ciò che ci gira intorno, prendo il lato comico della situazione e lo commento, praticamente la mia risposta al CinePanettone (il SanremoPanettone?!?), logicamente riassumendo dal mio account twitter.

Senza Beppe Vessicchio ma con Carlo Conti (e Maria De Filippi)

Appurata l’assenza di Beppe Vessicchio, con tanto di polemiche varie tra cui anche dell’oggetto del contendere, il maestro vince comunque grazie a Netflix scoprendosi nel Sottosopra di Stranger Things, l’unica presenza rimane, seppur con meno anni di carriera, Carlo Conti. O almeno così sembra.
Superato lo strazio dell’anteprima, con Herbert Ballerina come unica presenza positiva, il Festival di Sanremo inizia al buio, per poi passare in bianco e nero, il tutto per la marchetta di Tiziano Ferro che omaggia Luigi Tenco, che non ho capito se è stato pagato o ha pagato lui per essere a Sanremo. Fatto sta che io a Tiziano Ferro piuttosto che farlo cantare al buio lo avrei fatto cantare a microfono spento.
Passano meno di dieci minuti ed arriva con innata (nel senso mai nata) grazia Maria De Filippi, inutile ripetere le battute di tutti, me compreso, su portamento femminilità e via dicendo, inutile soffermanci sul ringraziamento al “suo editore”, fondamentale è che brucia tutti sul tempo, è la prima, citando in causa anche Donald Trump, a fare la solita battuta sull’abbronzatura di Carlo Conti ed è subito record mondiale.

Dalle Canzoni al Social

Inizia la vera kermesse musicale, la prima a salire sul palco dell’Ariston e ad aprire la competizione del Festival di Sanremo 2017 è Giusy Ferreri, sicuramente appena uscita dall’ospedale perchè canta intubata. Lo conferma anche il titolo della canzone che è “Fa talmente male”, chiaro riferimento a qualche operazione da poco subita.
Prima del secondo cantante c’è qualche piccolo sketch tra Carlo Conti e Maria De Filippi, ed è chiara una cosa, che non mi dispiace affatto, quest’anno non sarà un festival formale e palloso.
Sempre in tema ospedaliero notiamo la schizofrenia di Fabrizio Moro, ormai non più trasandato come anni fa, veste elegante e canta “Portami Via”, facendo notare a tutti il disturbo di cui sicuramente soffre, va al Festival di Sanremo e poi vuole essere portato via.

Sketch e stronzate vanno di pari passo, la presentazione di Raoul Bova parlando di six pack non fa ridere nemmeno quelli di Runtastic, lui è simpatico ma introduce i cantanti alo stesso modo di come avrebbe fatto mio nipote. Poco male perchè Elodie, colore dei capelli a parte, è anonima. Ma poi chi è sta Elodie? E che nome è Elodie? Si prende lei le colpe con il brano “E’ tutta colpa mia”.
Momento sociale al Festival di Sanremo quando arrivano “le forze del nostro Paese“, dalla Guardia di Finanza alla Croce Rossa, dal Soccorso Alpino alla Protezione Civile, con tanto Labrador e storie da raccontare, mancano solo le Pompe Funebri e avremmo fatto bingo. Il momento esilarente però è quando si scopre un Grisù in Carlo Conti, voleva fare il pompiere da piccolo.

Dal Pop Porno al Porno nel Pop

Si torna al cantato, con la parte superiore del vestito che nemmeno Selen, arriva Ludovica Comello sul palco ed è subito PornoSanremo! Ne “Il Cielo non mi basta” dice “Ci nasconderemo al buio per non farci prendere“, visto l’abito probabilmente si riferiva al buio dell’inizio trasmissione insieme a Tiziano Ferro.
Il momento Crozza è esilarante, come già detto sopra, ce l’ha con il governo, lo insulta e ci fa ridere. Un poco come il Movimento 5 Stelle e i grillini.
Andando avanti a furor di popolo abbiamo la battuta vincente della serata, “la Mannoia non M’annoia“, che a parte il brano “Che Sia Benedetta”, che risulta essere una delle più meritevoli della serata, fa sorgere il problema che nel caso di vittoria di Fiorella Mannoia questa sia rivendicata dal Movimento 5 Stelle.
Segue subito Alessio Bernabei, il quale avrà problemi di fragilità tra il nastro isolante nel vestito e la colla nei capelli, motivo per il quale non riesco a ricordare nemmeno una nota o una parola del brano da lui presentato.

Torna Tiziano Ferro, a me torna la disperazione, mi riprendo grazie a Carmen Consoli, e sinceramente la canzone duettata dai due riesce anche a piacermi.
Albano riesce in qualcosa di incredibile, propone la stessa canzone proposta nelle altre decine di edizioni del Festival di Sanremo in cui ha partecipato cambiando due virgole, recordman di Sanremo per questo ed in generale per le presenze, che annullano quelle di Carlo Conti.
Lo stacco è essenziale, fondamentale direi, soprattutto per dedicare 3 secondi alla memoria di Claudio Villa e far partire la consueta polemica annuale da parte della figlia Manuela Villa. Importante un poco lo stacco anche per presentare il “Progetto Sorriso”.

Il vecchio ed il nuovo vecchio

Terza fase della prima serata del Festival di Sanremo 2017, Samuel dei Subsonica diventa Samuel senza i Subsonica e canta quasi come se fosse Neffa senza i messaggeri della dopa. Tutto sommato non mi spiace e giusto per essere alternativo tifo per lui. Per obbligo immorale.
Uno dei momenti più alti della serata arriva con il medley di Paola Cortellesi ed Antonio Albanese che nel momento marchetta per presentare il loro nuovo film “Mamma o Papà?” mi fanno ridere un bel poco.
Quando sento parlare dell'”Ottava Meraviglia”, brano di Ron, penso che l’ottava meraviglia sia lui, per gli occhiali che indossa sono indeciso se è daltonico o fotosensibile. Tornando all’incipit di questo pezzo, Vessicchio via, lui è tra i pochi a battere Conti per presenze. Ma non temevate lo so, avevamo già avuto di meglio con Albano.

Attenzione, si è fatto tardi, lo si capisce dal cambio di abito di Maria De Filippi, si è messa la camicia da notte (o era una sottana), corta e bianca. Nonostante il sonno la conduttrice resta sul palco e presenta il progetto sociale contro il bullismo MaBasta.
Ancora una volta si torna alla competizione musicale e come ogni anno c’è qualcuno che mi ricorda Principe e Socio M, quest’anno è Clementino che in classico atteggiamento da borseggiatore napoletano e con il brano “Ragazzi Fuori” di chiaro richiamo palermitano ci confonde che è un piacere.

La paura della notte (di Adinolfi) ed il risveglio degli ormoni

Arriva il momento in cui si capisce che il Festival di Sanremo è una manifestazione televisiva contro Mario Adinolfi, dopo la presenza costante di Tiziano Ferro arriva sul palco Ricky Martin che risveglia gli ormoni femminili, balla e canta, scalda uomini e donne, eterosessuali ed omosessuali, soprattutto provoca uno shock a quelli delle pompe funebri di cui sopra, rivelando al mondo intero che non era morto ma stava dormendo da anni e avendo fatto tardi non è riuscito a farsi la barba. Il brano più recente che propone probabilmente è del 1998, ma a noi il Festival di Sanremo piace così, vecchio e costante.
Confuso dal movimento di bacino del suddetto Ricky Martin e distratto dal telefono, riesco a perdermi fortunatamente l’esibizione di Ermal Meta, cui già il nome mi provoca disagio.

Il seguito del Festival di Sanremo è spettacolo puro, come negli USA si faceva circa 20 anni fa, celebrità di ogni tipo, modo e maniera calcano il palco, quasi tutti senza avere nulla da dire e con il solo intento di mostrare, mostrarsi e fare audience. Apre Diletta Leotta che risveglia gli ormoni maschili, in un vestito che fa quasi concorrenza a quello di Ludovica Comello, alla quale, senza che fate finta di non averle viste amici miei, poco tempo fa sono state rubate le foto hot dal cellulare, e che coglie l’occasione per sensibilizzare i giovani ad un uso responsabile di internet parlando di privacy. Le reazioni da fuori Sanremo arrivano presto e Caterina Balivo su tutti fa una figuraccia, esprimere il parere su una persona solo per come si veste dimostra l’ignoranza della gente ed oggi dire che non puoi parlare di privacy se ti vesti in un mondo, e pur essendo anche se un atteggiamento ti sembra provocatorio, equivale a quello che succede per strada quando vedi una in minigonna e pensi che sia una puttana dicendo che si merita di essere violentata. Caso chiuso.
Del resto non ho capito perchè la Leotta era a Sanremo, non ho capito perchè si è parlato di questo argomento e soprattutto non ho capito perchè non ho capito.

Dei famosi e dell’orgolio

Ubaldo Pantani imita Bob Dylan, si gioca sulla polemica relativa al Premio Nobel, ma la comicità sua sembra persa in banalità, magari insieme alla Gialappa’s, presente nel DopoFestival insieme a Nicola Savino, avrebbe reso di più.
Arriva subito dopo Rocio Munoz Morales, ancora non ho capito il motivo della sua presenza, ma lei c’era, magari era l’occasione per Raoul Bova per presentarla ai genitori senza troppo imbarazzo.

L’ultimo momento vero musicale è lasciato ai famosissimi Clean Bandit, talmente famosi che la prossima volta è la seconda che li ascolto. Presentati come band dei record, con numeri fantastici su Spotify e nelle classifiche UK, scopro ora questo gruppo e capisco di poter continuare a farne a meno. A parte ciò indago nella classifiche UK e scopro che non sono mai stati al primo posto tra gli album e, seppur vero che sono stati con un singolo per nove settimane di fila al primo posto,  che il loro record è abbastanza comune ed in effetti vengono considerati nei record gli artisti con 10 settimane o più, magari ne parliamo la settimana prossima. Tra l’altro l’unico vero record che hanno non lo hanno detto, e nemmeno io ve lo dico, usate google cari amici. Piccola Nota, i due brani che hanno avuto successo sono entrambi in collaborazione con altri artisti, uno dei due con lo stranoto Sean Paul.

Se pensate che ho finito la polemica vi sbagliate, perchè sul finale mi sento toccato sul vivo, arriva il cestista Marco Cusin, che nel dire la sua canzone preferita non la ricorda e sbaglia, più o meno come i tiri agli ultimi europei di Basket. Senti Marco, io ti voglio bene, ma piuttosto che perdere tempo così che non sei l’orgoglio nazionale, prima portateci alle Olimpiadi e poi andiamo sui palchi. A lui si affianca subito dopo Valentina Diouf, tutte e due insieme sembrano i giganti nelle feste di paese.

E se domani è un altro giorno?

Dopo due battute di Rocco Tanica arriva la fine della serata, così dopo un paio di ore di risate, Carlo Conti e soprattutto Maria De Filippi già in abito da notte danno la buonanotte e vanno a dormire.
Oggi è un altro giorno, di ieri non vi ho raccontato nemmeno l’esito della classifica, anche perchè quando Carlo Conti ha detto che gli eliminati si giocheranno tutto al torneo mi sono chiesto se sarà un torneo di briscola o di cosa altro, cosa ci dobbiamo aspettare a parte la conferma del Festival anti-Adinolfi con la presenza di Keanu Reeves? Domani ve lo racconterò.

Sara Assicurazioni compie 70 anni e vi da tanta libertà con RuotaLibera

Essere in là con gli anni non è sempre un male: esperienza, saggezza, conoscenza sono solo alcuni dei vantaggi che l’età porta. Questo ragionamento vale anche per Sara Assicurazioni che compie 70 anni di attività e sfrutta l’occasione per offrire diversi benefici ai suoi nuovi clienti.

 

70 non è un numero qualsiasi e Sara Assicurazioni lo usa in modo mirato, infatti ai nuovi clienti che sottoscriveranno nuove polizze RuotaLibera, l’assicurazione RC Auto, di 12 mesi, verranno regalati 70 giorni di assicurazione.
Basta pensarci un attimo, 70 giorni senza pensieri, liberi da tutto ciò che più ci pesa, 70 giorni di libertà, quella che tutti quanti cerchiamo ogni giorno, e che ora Sara Assicurazioni ci offre dandoci la possibilità, nel suo 70° anniversario di attività, di poter usufruire per la nostra auto di 70 giorni, oltre due mesi, gratuiti di assicurazione.
Insomma chi potrebbe mai farvi un regalo in occasione del proprio compleanno, se non la vostra nonnina che vi vuole bene? Chi vi da il suo tempo senza nulla pretendere in cambio?
Sara Assicurazioni non è certo la suocera da cui vorreste liberarvi ogni giorno, ma è la nonna che vorreste sempre vicino, è l’assicurazione che si prende cura di voi, tutti i giorni, dedicandovi questa promozione in occasione del suo anniversario.
E voi festeggerete con lei?

 

 

Non so se la Mafia esiste, ma la ‘Ndrangheta si

Cara presunta ventenne (orgogliosamente gioiese),
tu che hai scritto a ZMedia, il giornale della Piana di Gioia Tauro più razzista che ci sia, tu che ieri sera hai visto il film tv “Solo” come me e tanti altri compaesani, vorrei che sapessi un poco di cose.
Sono Giuseppe Guerrasio, ho un nome, non mi chiamo ventenne, nè trentasettenne, che più si addice alla mia età. In una realtà libera il proprio nome lo si dice.
Sono un onesto lavoratore, lo sono da sempre, da quando ho avuto la maggiore età, e sono stato sempre una persona retta, non sono uno ‘ndranghetista, non sono un mafioso, non sono un delinquente, ma questo non significa che non esiste la deliquenza a Gioia Tauro, anzi, questa è la giustificazione che spesso si da: “non siamo tutti mafiosi”, però i mafiosi non li conosciamo nessuno, non esistono.

Vorrei dirti che la fiction “Solo”, andata in onda ieri su Canale 5, non vede protagonista Gioia Tauro, ma che è ambientata a Gioia Tauro, non so se rendo l’idea, ma è per farti capire il fine. Sai, l’ambientazione di un film, di una serie tv, si sceglie per esprimere un concetto, per rafforzare un’idea, per identificare un qualcosa. Immagina se ad esempio avessero girato “2001: Odissea nello Spazio” in un campo di calcio, oppure “Il Signore degli Anelli” in una Los Angeles moderna, insomma capirai che non sarebbe stato lo stesso no?

Ti dirò la verità, che sono d’accordo con te che vedere come siamo rappresentati non sia motivo d’orgoglio, anzi ancora peggio di te penso che un film ambientato nella piana di Gioia Tauro non è una cosa bellissima, tutt’altro, perchè alla fine si colgono solo cose negative. Ma non sono d’accordo con te su molte altre cose.

E’ vero, come dici tu, che Gioia Tauro non è la mafia, ma quando dici che la mafia è ovunque generalizzi e giustifichi quel che di mafia c’è qua. E’ vero che non tutti i cittadini gioiesi sono mafiosi di Calabria, ma è anche vero che a Gioia Tauro la ‘ndrangheta c’è, esiste, non la vedi magari, ma c’è. La ‘ndrangheta c’è da oltre cent’anni ormai ed è ben radicata.
E’ vero che quando vai fuori dal tuo paese per pochi Km vieni additato con frasi del tipo “Da voi c’è la mafia, tu sei un mafioso”, lo so bene, ho girato tanto in vita mia ed è accaduto anche a me, ma la mia risposta è stata “Si”, perchè da noi c’è la ‘ndrangheta. Solo che dopo aver risposto si sono stato la a spiegare che non si è tutti mafiosi, che è ben diverso dal supporre che la mafia sia ovunque. E’ anche vero che le attività delinquenziali vengono esportate dalla Calabria, perfino all’estero, ricorderai sicuramente la Strage di Duisburg.
E’ vero anche come dici tu che la mafia è ai vertici, ma parte dal basso, spesso parte da qua, ne sono la prova diverse sentenze, sono fatti non invenzioni, dei rapporti tra ‘ndrangheta e politica ci sono oltre 40 anni di fatti, oltre quaranta anni di realtà, a partire dai famosi Fatti di Reggio Calabria del 1969 ad arrivare all’ultima operazione Mammasantissima, tutto questo senza dimenticare implicazioni nel Caso Moro e l’Omicidio Ligato, giusto per dirne due importanti.

Dici che a Gioia Tauro i bambini non vengono uccisi, è vero, ma non dimentichiamoci che in altre realtà molto vicine si, ti ricordo solo in ultimo Cocò, ucciso a Cassano allo Jonio, ma anche il poco meno recente Dodò, ucciso a Crotone, per arrivare infine a Giuseppe Bruno, ucciso nella vicina Seminara, negli anni ’70, quando aveva soltanto 18 mesi. Tra l’altro, forse non avrai visto bene il film, il bambino non viene ucciso, per fortuna.

In merito al dialetto, hai pienamente ragione, a Gioia Tauro si parla dialetto Calabrese, cioè una delle tanti varianti, perchè sono tanti, ma immagino tu possa capire che nascono due esigenze: una dettata dalla produzione e dagli attori, una dal pubblico. Capirai così bene che gli attori non possono imparare i vari dialetti dei vari paesi presenti nel film, perchè come avrai notato sono nominati altri paesi e frazioni, come Taurianova, Cannavà, Palmi, Rosarno, e si saprai sicuramente anche che cambiano diverse parole e diverse espressioni. Inoltre forse non hai compreso bene che è una fiction, e qui ci tengo a precisarti che è una storia romanzata, cucita per fare ascolti in TV, non un documentario, contiene quindi elementi di fantasia, non reali, e non riprende fedelmente i nomi delle vie e le attività commerciali, quello che interessa ai produttori avere una storia un poco credibile, una storia banale se noti bene, in cui chi parla si esprime con un linguaggio che può essere compreso dagli spettatori, ecco il motivo per cui il dialetto sembra siciliano, e mi spiace deluderti ma siciliano non è.

E’ vero che al Porto di Gioia Tauro ci sono onesti lavoratori, tanti onesti lavoratori, e non mi è sembrato che siano stati dipinti tutti come malfattori, non ho visto disegnati tutti i padri di famiglia come mafiosi, però è innegabile il fatto che si fanno affari grossi in modo non pulito in quel posto, non sono pochi i sequestri di prodotti contraffatti o di carichi di cocaina che passano dal Porto di Gioia Tauro, né è un segreto il fatto che per anni sia stato pagato un kickback di un dollaro e cinquanta centesimi per ogni container trasbordato. Sono fatti, anche questi, purtroppo.

Io capisco quando dici che non è vero che le tue coetanee non possono  uscire con le amiche o indossare una gonna, ormai non è più così in nessun posto nella zona, e non siamo così trogloditi, ma forse non conosci tutta la realtà, perchè se non escono tu non le vedi e non lo sai, e in molti paesi limitrofi o comunque vicini succedono ancora le cose peggiori alle ragazze, se non lo sai o non le ricordi ti dico io due casi: Anna Maria Scarfò di San Martino e Chiara di Melito.

Sono convinto che Gioia Tauro abbia bisogno di rinascere, di risollevarsi, ma il primo modo per farlo è iniziare ad ammettere che la ‘ndrangheta esiste, che ci sono persone brave e cattive, che ci sono grandi lavoratori e grandi delinquenti. Probabilmente al Nord non sanno che il Sud non è solo quello, ma sono certo che se ci dipingono così è perchè quella è l’idea che diamo di noi. Magari dovremmo iniziare a rifiutare di lavorare in nero, ad abbassare la testa sempre, a giustificare ogni cosa, e dovremmo dire basta ad ogni sorpruso.
“Solo” è solo una fiction, ma la realtà non è poi tanto lontana.

Sono certo che la ‘ndrangheta esiste, che sia un problema prima di tutti nostro, e che io ne ho paura.

Premiate le vostre idee con On Challenge

Avete idee innovative, siete creativi e pensate di poter cambiare con le vostre proposte le regole del gioco? Sognate ogni giorno come me un futuro diverso? Un futuro migliore, dove tutto sia più facile, semplice, sia tecnologico, innovativo, ma al tempo stesso abbia radici profonde e rappresenta voi stessi ed il vostro modo di essere? Il concorso On Challenge di Econocom fa per voi, ed è lo strumento giusto per far sentire la vostra voce!

Dal 15 settembre al 15 novembre il contest On Challenge di Econocom permetterà a chiunque di proporre la propria idea tramite un elaborato che sia video, foto o testo. mostrando la vostra creatività e le vostri ispirazioni (e perchè no anche aspirazioni). In questo modo sarà possibile partecipare alla votazione della giuria di qualità composta sia da persone interne ad Econocom che esterne, come Melis di Radio24 e Gagliardi, Global Ecommerce, CRM, Digital e Social Director at OVS Group. Logicamente la scelta cadrà su quella che più si avvicina ed incarna gli ideali promotori del contest e la visione di Econocom.
Al vincitore di On Challenge andranno in premio le tecnologie Samsung più futuristiche esistenti che migliorano la vita in casa, a lavoro o nel tempo libero. Solo per citarne alcuni e capire che non ci ferma ai soliti premi c’è da notare che oltre ai classici Samsung Galaxy TAB A e Samsung Galaxy S7 Edge, ci sono ad esempio il diffusore MultiRoom R7, un TV Samsung Curve 27″, un sistema audio Home Cinema 5.1 3D, il Forno Multifunzione Samsung BQ15 ed il frigorifero Samsung RF24. Non i soliti regali appunto, ma tecnologie che migliorano davvero la vita, così come è l’intendo di On Challenge.

Alcuni dei premi di On Challenge di Econocom

Il progetto nasce come detto sotto l’ala protettrice di Econocom,  Digital Transformation Designer che si occupa di progettazione, integrazione e finanziamento di innovazione, il tutto accelerando la trasformazione digitale delle aziende. Così grazie a questo partner sarà possibile trasformare semplici idee in esperienze di business reali con la possibilità di avviare una propria attitività e dare vita a qualcosa che migliori anche la vita delle persone.
Tutto questo si racchiude in un concetto specifico che ormai presenta Econocom al mondo, #thefutureison, il futuro che oggi è realtà partendo dal sogno di ieri.

Quindi volete ancora tenere per voi le vostre idee? Esprimete il vostro essere innovatori e partecipare a #OnChallenge!

Assetto Corsa arriva su Console (Playstation 4 e Xbox One)

La mia ragazza dice di essere fortunata perchè non ha un ragazzo patito di Calcio, ma di videogiochi. Insomma, in effetti ha ragione, amo da sempre le console di gioco e sono possessore di una Playstation 4, console next-gen (ormai current dovremmo dire) per cui da poco tempo, insieme alla Xbox One, è arrivato il videogame Assetto Corsa, simulazione di corse automobilistiche ben fatta e con alcune caratteristiche molto interessanti.

Assetto Corsaè un simulatore di guida con diverse peculiarità, in primis la precisione e la ricerca della perfezione, lavoro fatto veramente bene dalla Kunos Simulazioni, sviluppatore del videogioco pubblicato da 505 Games. Il tutto parte da uno sviluppo che va al di la del gioco, ma come già detto è una simulazione in tutto e per tutto, molto realistica, tanto che gli stessi sviluppatori realizzano modelli di simulazione utilizzati da numerosi marchi automobilistici.

Assetto Corsa – Interno Auto

La qualità del gioco, che di fatto innalza lo standard ad un livello superiore, ha una ricerca fanatica del realismo in pista, portando con se una accuratezza millimetrica in ogni aspetto del gioco, sia per la accurata simulazione della guida delle vetture, sia per i tracciati ricostruiti con misurazioni al laser. Inoltre anche i modelli di automobili presenti, oltre 80 dei più disparati produttori e allestitori: come ad esempio Fiat con i modelli Abarth, Ferrari, Audi, BMW, Lamborghini, Nissan, Lotus, solo per citane alcuni; tutti i modelli, di diverse categorie: classiche, supercar, gran turismo, etc; sono ricostruiti esattamente come gli originali, sia nelle caratteristiche estetiche, che nella gestione del controllo e delle prestazioni, sviluppate grazie ai dati reali e alle telemetrie forniti dai produttori.

Per quello che riguarda i tracciati di corsa, ad oggi si hanno a disposizione 18 circuiti famosi, storici e leggendari, come ad esempio l’Autodromo di Monza, sia nella versione rinnovata che in quella storica, il Red Bull Ring, Il Circuito Enzo e Dino Ferrari – di Imola, il Circuito del Mugello, Nurburgring, e l’Autodromo ACI di Vallelunga, che tra l’altro è il posto dove Kunos Simulazioni ha la sede e dove riesce giornalmente a lavorare al miglioramento di Assetto Corsa. Tutti questi circuiti si presentano in diverse configurazioni, per un totale di 37 diverse possibili esperienze.

Assetto Corsa – Ferrari in Pista

Tutto questo Assetto Corsa lo arricchisce con una cura della grafica a livelli eccelsi, così come la resa grafica maniacale dello stato degli pneumatici nel loro deterioramento e consumo, da personalizzazioni dei veicoli che permettono al giocatore di definire al meglio la propria esperienza di guida, modificando la maneggevolezza e il controllo di qualsiasi veicolo disponibile che rappresenti il proprio stile al volante, il tutto condito da un set completo di modalità di corsa in singolo e multigiocatore.

Insomma, a me è venuta la voglia di andare a fare un giro con Assetto Corsa sulla mia Playstation 4. Voi cosa aspettate?