ritorno dopo un’andata senza ritorno

In effetti era strano stare li fuori, era strano per lui dopo tanti anni.
Poi per forza – obbligatorio – per il tipo che era non poteva essere normale.
Era passato qualche mese, ma lui era ancora pazzo? Era mai stato pazzo?
Sicuramente le persone che gli stavano intorno – il mondo – non stavano meglio di lui.
Dare una patente ad uno dopo pochi mesi che è uscito dal manicomio? Dopo dieci anni. Dopo anni. Dopo lunghi anni. dopo brevi lunghi anni. Chi era pazzo in realtà?

Aveva deciso di tornare a casa Joe, di vedere come era il mondo fuori ora che lui non c’era più. Come era cambiata la sua terra. Come era il sole sulla sua testa quando sotto i piedi aveva l’asfalto che da piccolo gli aveva consumato le ginocchia. Come era adesso quel campetto dove correva e rovinava ogni paia di scarpe nuove che sua mamma gli comprava. – Si si, anche comprate il giorno stesso, perchè lui non poteva far durare una cosa – E in effetti vedeva ancora strada passargli di lato, vedeva ancora qualcosa che riempiva i suoi lati. In senso opposto adesso.

“Non cerco più la mia città, ora so quale fosse la mia città. Ora cerco solo me, chi è dentro di me, chi è degno di me”.

Era su una macchina, una macchina affittata. RENT A CAR, fu la scritta che gli piacque. Comunque decise di prendere una automobile e di tornare da dove era partito anni prima.
Superò quel cartello autostradale che diceva “Benvenuto”.
Per prima cosa pensò:
– “Come cazzo fai a dire benvenuto? Sei il benvenuto perchè vogliamo tenerti qui in questo posto squallido? O sei il benvenuto perchè questo posto è talmente bello secondo noi da farti stare bene?”

Già non ci pensava più, aveva iniziato a girare senza una meta precisa. Voleva guardare. Si guardare. Perchè era un tipo curioso come sempre. E niente più.
In giro, finestrino aperto, occhi spalancati senza vedere troppo, senza la ricerca di qualcosa. Forse aspettando qualcosa che lo impressionasse, forse solo perchè era fatto così.

– “JOE!”
Una voce che urlava.
– “Joeeeeeeeeeeeeeeee!”
Inchioda sui freni. Si ferma. Inchioda sui freni e si ferma. Si ferma inchiodando sui freni. E pensa. Di colpo si gira, guarda e pensa.
– “E questo chi cazzo è ora? chi cazzo sa chi sono? Chi è che mi conosce?”
Un uomo, circa quarantenne, sembrava anche che lo conoscesse bene
– “Sono Orazio, non ti ricordi di me?”
– “…”
– “…”
– “Orazio… Cazzo quanto tempo… Quasi dieci anni… e io lontano da qui, lontano da tutto e da tutti…”
– “Ma che ci fai qui Joe? Sono felicissimo di vederti, dicevano che eri stato in un manicomio e che poi fossi morto”
– “Non muoio io… quelli come me non muoiono mai, dovresti saperlo. Ma si, nel manicomio ci sono stato. Sono appena uscito. E sono venuto a vedere cosa ci fosse ancora qui”
– “C’è poco qui. niente di quello che era quando tu eri qui. Niente di tanto tempo fa”
– “Sai, Orazio, ho visto un pò giro, niente c’era, niente c’è, niente ci sarà, ma io qui ci tornerò sempre, perchè è qui che sono diventato io, è qui che sono diventato uomo, è qui che voglio morir, ma ancora non è il tempo.
E ormai qui non ho niente, non ho niente fuori, devo andare ora, devo rientrare, sono stato troppo fuori, ho visto quanto basta per adesso. E poi tu non lo sai, ma ho una montagna da scalare.”
– “Ehy Joe, siamo cresciuti insieme, lo so come tu ‘funzioni’, vai continua per la tua strada, non ti perderai mai. E salutami il mondo, in quel piccolo dove tu sarai avrai un mondo davanti ai tuoi occhi che in qualche mondo sarà tuo”
– “Ciao Orazio, ci rivedremo, primo o poi sarò fermo qui. Ora Vado.”

Si fermò alla prima cabina telefonica che vide, dopo pochi chilometri.
– “Pronto? Cercavo il Dr. Smith, sono Joe”
– “Salve Joe, un attimo che glielo passo.”
– “Sono il Dr. Smith. Joe mi dica.”
– “Salve Dottore, volevo solo dirle che sto tornando.”
– “Joe, lei non mi crederà non so perchè ma io lo sapevo. L’aspetto”
– “Anche io lo sapevo. Sto tornando. A presto.”
– “A presto.”

Ripartì Joe, pensò nella sua mente: “Smith, che cognome del cazzo”. E subito dopo: “sto tornando”.
E il dr Smith, subito dopo aver chiuso: “Sta tornando.”, sorrise.

Strada… Tanta strada… Tanta strada da fare… Stava tornando.

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