1984 è quasi realtà?

60 anni fa quando George Orwell scrisse e pubblicò “1984” sicuramente avrà pensato che la sua visione distopistica della realtà non sarebbe mai esistita, oggi potremmo magari parlarne.

Sempre più controllo si da agli alti poteri e ai media sottomettondosi all’impossibilità forzata di cambiare la realtà. Tutti ci lamentiamo di diversi fattori, ci preoccupiamo della mancanza di libertà senza fare nulla per mantenerla. Allo stesso tempo mentre ci preoccupiamo della nostra privacy diamo in pasto a decine di social network: twitter, FaceBook e MySpace sono solo la punta del’iceberg.
Insomma ci lamentiamo di tutti ma ci tranquillizziamo nel normale uso e consumo di ciò che dovrebbe urtarci.

La realtà dei fatti dice che “1984” è qui tra noi, non solo per la privacy, non solo per il controllo. Per Tutto.

Scrivo ora, da iprocrita. Dovrei cambiare il modo di fare. Dovrei alzarmi, dire che sono stanco e ribellarmi. Forse proprio per questa stanchezza però non ho forza.

N.d.L. In realtà a me non infastidisce dire i cazzi miei, nemmeno nella vita reale. Mi infastidisce tanto altro, ma questa è un’altra storia.

Trent Reznor ha veramente capito tutto del Web 2.0

Rilascia gli album sotto musica libera con i Nine Inch Nails,  rilascia un gioco per iPhone, usa tutti gli strumenti di comunicazione del Web 2.0 possibili come twitter, il blog, Myspace, Facebook, last.fm, iMeem, iLike.

Ora si inventa un’altra cosa sempre con uno strumento del Web 2.0, Il fondatore di Digg, Kevin Rose, realizzerà un’intervista al leader dei Nine Inch Nails effettuando le domande proposte dagli utenti del famoso servizio di social bookmarking.

Sarà che io adoro la loro musica, che li seguo da sempre, che mi piace la musica libera e sono appassionato del Web 2.0, ma secondo me Trent Reznor ha veramente capito tutto.

Quel che mettete su FaceBook è di FaceBook.

Da ieri si parla delle nuove condizioni di utilizzo di FaceBook, ne parla Massimo, ne parla Giovy, ne parla Luca, e ne parla The Consumerist.

In parole povere FaceBook ha variato il contratto di utilizzo sottoscritto dagli utenti, eliminando la clausola che diceva:

You may remove your User Content from the Site at any time. If you choose to remove your User Content, the license granted above will automatically expire, however you acknowledge that the Company may retain archived copies of your User Content. Facebook does not assert any ownership over your User Content; rather, as between us and you, subject to the rights granted to us in these Terms, you retain full ownership of all of your User Content and any intellectual property rights or other proprietary rights associated with your User Content.

Resta invece la parte che recita:

“You hereby grant Facebook an irrevocable, perpetual, non-exclusive, transferable, fully paid, worldwide license (with the right to sublicense) to (a) use, copy, publish, stream, store, retain, publicly perform or display, transmit, scan, reformat, modify, edit, frame, translate, excerpt, adapt, create derivative works and distribute (through multiple tiers), any User Content you (i) Post on or in connection with the Facebook Service or the promotion thereof subject only to your privacy settings or (ii) enable a user to Post, including by offering a Share Link on your website and (b) to use your name, likeness and image for any purpose, including commercial or advertising, each of (a) and (b) on or in connection with the Facebook Service or the promotion thereof.”

Insomma, qualsiasi cosa caricate diventa di proprietà di FaceBook (o quasi), permettendogli di fare ciò che vogliono con il vostro materiale.

Nonostante la risposta di Mark Zuckerberg, in cui spiega la “necessità” di tale cosa, ciò non convince gli utenti della rete, peccato solo che molti utilizzatori di FB sono ignari del contratto che hanno firmato.

Ma pensavate davvero che non sarebbe stata un’altra bolla di sapone?

Leggo dal blog di Luca De Biase che diverse aziende della Silicon Valley hanno iniziato a fare licenziamenti, addirittura Techcrunch ha creato un’osservatorio per tale fenomeno.

Io mi chiedo se davvero in giro si crede che tutto ciò che ruoti intorno al Web 2.0 porti al successo? Ora è vero che esistono aziende come MySpace e FaceBook che possono fare grossi utili, ma loro concorrenti come hi5 non hanno tutte queste possibilità visto contro chi si devono confrontare.

Mi viene in mente quando qualche anno fa in Italia tutti impazzivano giocando in borsa sulle nuove Tecnologie, Tiscali capitalizzati allo stesso valore di FIAT, con 100 anni di storia in meno, diversi milioni di euro di fatturato in meno e ancora nessun bilancio in attivo. Come Tiscali all’epoca tante altre, poi tuttò si sgonfiò.

Ora, a mio parere, pensando bene a tutte queste nuove società che nascono con l’intento di sfondare grazie al Web 2.0, e per carità alcune ci riescono e anche bene, l’analisi credo sia semplice, fin quando un servizio viene sviluppato da un paio di ragazzi che non hanno nulla da fare e nulla da perdere va tutto bene, ogni mollica di pane diventa sostanza di vita, ma quando entrano in gioco investimenti e soldi da ogni parte il gioco si fa duro, distribuire un servizio alla massa comporta diverse spese, che siano pubblicità o risorse comunque si ha un costo crescente.

Allora cosa succederà con il passare del tempo? In attesa del Web 3.0 (il Web semantico che tutti aspettano) vedremo nascere e morire tante società  e servizi e vedremo se qualcuno riuscirà invece realmente a monetizzare.

Infine vorrei fare notare una cosa, vedo sempre più spesso servizi basati sul modello di business Open Source crescere e diventera stabili, che sia veramente il modello giusto?

FaceBook farà morire il Web 2.0?

Da un pò di tempo sto usando nuovamente, assiduamente e con un certo criterio Facebook, dopo un paio di mesi oggi stavo facendo qualche riflessione, ad un certo punto mi sono posto la domanda “FaceBook farà morire il Web 2.0?”.

In effetti FaceBook è un Social Network (ma c’è chi lo definisce Social Utility) di per se abbastanza scarno, nella sua versione base permette di caricare un profilo, le foto, agigornare lo stato, scrivere nella bacheca. Esso però si espande in maniera esponenziale grazie alle varie applicazioni, che sono sia gioia ma anche dolori dello stesso Social Network.

Tornando alla mia domanda, il perchè me la sono posta è semplice:

  • Facebook è microblogging: permette di aggiornare il proprio stato e di scrivere poche righe al volo su ciò che si sta facendo. Questo rende inutili sistemi come Twitter, Identi.ca, Jaiku, Pownce e BeeMood.
  • FaceBook è blogging:permette di scrivere sulla propria bacheca delle note, ma anche dei testi lunghi, inserire link scrivere articoli. Ciò elimina la necessità di un proprio blog rendendo inutili strumenti come WordPress, Blogger e TypePad.
  • FaceBook è un contenitore di foto: si possono caricare le proprie foto, geolocalizzarle, taggare persone ed eventi, con le apposite applicazioni permette anche di votare le stesse foto. Quindi strumenti quali Flickr e Picasa non sono più necessari, allo stesso tempo non hanno più senso di esistere reti sociali come Badoo.
  • FaceBook è un gestore di eventi: si possono organizzare meeting, concerti ed altre tipologie di eventi, segnalare la propria partecipazione o meno ad un determinato evento. Strumenti come Meetup non sono quindi più necessari.
  • FaceBook ha i gruppi: qui le persone con interessi simili possono ritrovarsi, condivedere le proprie passioni, discutere, decidere di organizzare un evento, condividere foto e video. L’esistenza di Forum in giro per il web (e ancora una volta di strumenti come MeetUp) diventa pertanto inutile.
  • FaceBook ha le pagine: qui gli artisti, le persone famose, gli sviluppatori, le aziende, ma anche gli uomini comuni, possono creare una propria pagina in cui presentarsi, pubblicizzarsi e aggiornare le persone. Non è più necessario avere un proprio sito web o un proprio blog, la presenza on line si può gestire da qui.

Ma FaceBook non è solo questo, queste sono solo alcune delle applicazioni predefinite, esiste un Mercatino in cui si può offrire o cercare qualcosa, esiste una chat in cui chiaccherare con gli amici, esiste un potentissimo strumento di ricerca degli amici “dimenticati”, poi le varie appliazioni che permettono di confrontarsi con gli altri, di scambiare video, musica, addirittura film, oppure quelle che permettono di gestire un calendario di appuntamenti o le offerte di lavoro.

Insomma in FaceBook c’è tutto, proprio questo inglobare tutto potrebbe fare si che sempre più gente lo usi come strumento unico, ma ciò potrebbe portare al perdere lentamente il resto del Web 2.0, che è si il contenuto prodotto dagli utenti, ma spesso è stato l’innovazione e la relizzazione di una nuova idea a farlo crescere.

Quindi ora lo chiedo a voi, FaceBook farà morire il Web 2.0?

Voi cosa ne pensate?

Le 25 persone più influenti del Web secondo BusinessWeek

BusinessWeek ha pubblicato la lista delle 25 persone più influenti sul Web, oltre alla solita Microsoft con Steve Ballmer ed Apple con Steve jobs, è da notare la presenza di Mitchell Baker di Mozilla Foundation.

Inoltre anche Matt Mullenweg è nella lista grazie a WordPressche si colloca in ottima posizione essendo Open Source e destinato al Web 2.0. Web 2.0 che fa la parte da gigante con la presenza dei creatori di Twitter e Facebook, ma che fa arrivare anche in lista lo straconosciuto Rupert Murdochgrazie a Myspace.

Infine è immancabile la presenze delle figure centrali di Google e Yahoo.

Ecco la lista completa:

  • Steve Ballmer di Microsoft
  • Mitchell Baker di Mozilla Foundation
  • Jeff Bezos di Amazon
  • Sergey Brin, Larry Page ed Eric Schmidt di Google
  • Jeff Clavier di SoftTech VC
  • Paul Graham di Y Combinator
  • Arianna Huffington
  • Joi Ito
  • Steve Jobs di Apple
  • Jonathan Kaplan di Flip Video
  • Loic Le Meur
  • Jack Ma di Alibaba Group
  • Matt Mullenweg
  • Rupert Murdoch di News Corp.
  • Craig Newmark di Craigslist
  • Kevin Rose di Digg
  • Sheryl Sandberg di FaceBook
  • Jon Stewart
  • Peter Thiel
  • Maria Thomas di Etsy
  • Anssi Vanjoki di Nokia
  • Jimmy Wales di Wikia Inc.
  • Evan Williams di Twitter
  • Jerry Yang di Yahoo

[via Crossroads]

  • Gabe Rivera di Techmeme

Ma forse Facebook è un buon servizio?

Ho più o meno sempre criticato Facebook, non l’ho mai visto un ottimo servizio, non ho mai ben capito a cosa servano tutte quelle applicazioni, nè come si usa.

Un paio di sere fa spinto da un amico ho deciso di riattivarlo, ho uiniziato ad usarlo meglio, senza pubblicizzarlo perchè voglio prima essere sicuro che continuerò ad usarlo.

Vi dirò che l’ho trovaot migliorato e lo sto valutando positivamente, ho trovato davvero vecchi amici e un caro vecchio mio cliente che non sapevo che fine avesse fatto.

Allora dico, forse Facebook raggiunge il suo scopo!

La FIMI e l’antiinformazione Italiana

In seguito al blocco da parte di molti ISP Italiani del famoso motore di ricerca di file torrent The Pirate Bay, mentre ero alla ricerca di notizie fresche, sono giunto sul sito della Federazione Industria Musicale Italiana, dopo un pò ho notato il footer della pagina e preso dalla curiosità nel leggere “I giovani, la musica e internet – una guida per i genitori sul p2p e la condivisione di musica in rete” ho scaricato il documento pdf (il titolo del file è [download#1]) realizzato per questa “campagna informativa”. Sinceramente è stata una delle letture più tragicomiche dell’ultimo periodo.

Cito e commento le parti più “belle”:

“Persone di tutte le età amano condividere musica e, come nel caso della fotografia digitale, internet ha reso estremamente facile tale condivisione con amici (e sconosciuti), in qualsiasi luogo e momento. Servizi di file sharing come Kazaa, LimeWire e BitTorrent hanno oggi milioni di utilizzatori nel mondo.”

Noto il fatto del puntualizzare “e sconosciuti”, ciò mi fa pensare che si punti sulla possibile fuga di foto dei propri figli, inoltre il problema dovrebbe essere il Peer to Peer, quindi servizi come Flickr, Picasa, Zoomr ma anche MySpace, Facebook (servizi, come si vede sul sito della FIMI,  utilizzati anche da loro) e tanti altri sarebbero innocui e permetterebbero una condivisione più diccile di un sistema P2P e soprattutto solo a persone conosciute?

“L’attenzione al fenomeno file sharing prestata dai media negli ultimi anni ha riguardato soprattutto il problema della violazione del diritto d’autore sulla musica e sui film, ma questo non è l’unico rischio connesso al P2P.”

Io direi che l’attenzione data dalle Major e da chi ha interessi nel settore. Ma ricordiamo  che alcuni gruppi sconosciuti e film senza alcuna possibilità hanno avuto grazie al P2P un discreto successo? E soprattutto i media hanno mai considerato un uso legale del P2P?
Poi ci preannunciano anche che non è l’unico rischio.

“La guida vi aiuterà ad apprezzare la musica digitale, in piena legalità e sicurezza.”

Ringraziate per l’aiuto!

“Ogni sistema P2P funziona in maniera leggermente diversa ma sostanzialmente la procedura è la medesima.
Si visita un sito web, si scarica un software che permette la condivisione di file e lo si installa sul proprio computer. Generalmente il software crea una “cartella condivisa” sul computer dell’utente, l’accesso alla quale è disponibile a chiunque utilizzi nel mondo quel particolare software. Questo sistema permette la condivisione diretta e lo scambio di fotografie, video, musica, programmi e giochi.”

Vorrei intanto far notare che ad esempio nel caso di BitTorrent il sistema è diverso, se vuoi condividere un file devi creare un torrent e distribuirlo. Inoltre negli altri sistemi per condividere le foto, i video la musica, i programmi e i giochi, devono essere inseriti nella cartella condivisa, in genere nessun software P2P decide da solo di prendere le foto altrui e condividerle. E’ anche vero che però tempo fa su DC++ i ragazzi condividevano i documenti dei propri genitori per avere più slot.

“Il rischio maggiore insito nel P2P è quello dei contenuti indesiderati, nello specifico la pornografi a e le immagini violente. Numerosi studi hanno dimostrato che immagini a sfondo pornografico sono ampiamente condivise sui principali sistemi di file sharing e che spesso i nomi dei file vengono volontariamente camuffati per ingannare coloro che li scaricano. I filtri generalmente utilizzati per impedire l’accesso a siti web molto raramente bloccano file pornografici e contenenti immagini violente sui sistemi P2P. Tanto per citare un esempio, file dal nome “Winnie the Pooh” o “Pokemon”, rintracciati su tali sistemi, contenevano in realtà materiale pornografico.”

Numerosi studi hanno confermato che il web è mosso dal porno, le pagine web ancora più del P2P contengono materiale pornografico. Statisticamente circa il 12% di tutti i siti web è porno,il 25% di tutte le richieste ai motori di ricerca è pornografica, il 35% di tutti i download è di natura pornografica, ogni giorno, appaiono in internet 266 nuovi siti porno, le pagine con contenuto pornografico sono stimate in 372 milioni. Quindi eliminiamo il P2P eliminiamo il Web, diamo due calci in culo ai ragazzi e mandiamoli a giocare a calcio nel campetto della chiesa come si faceva ai miei tempi.

Per quanto riguarda invece i nomi dei file camuffati, in genere se usi motori di ricerca classificano i contenuti del torrent, mentre se usi emule o sistemi simili in genere ormai indicano da tempo se sono cosiddetti fake.

“Va inoltre aggiunto che questi software consentono agli utilizzatori di “chattare” con altri utenti, spesso sconosciuti, e che quindi gli stessi rischi connessi all’utilizzo delle classiche chat, sono presenti anche sulle piattaforme di file sharing.”

Se non regge l’accusa della pornografia, conviene puntare sulla chat (tra virgolette da notare) e sulla possibilità di incontrare sconosciuti no? Ma se uno è conosciuto non faccio prima a telefonargli o a passare a trovarlo? Ma almeno sono richi che esistono anche nelle classiche chat e non solo sul P2P per fortuna…

“I software per il file sharing aprono “porte” nei vostri computer, compromettendo la vostra privacy e la vostra sicurezza”

Saranno bene educati forse, scherzi  a parte io vedo più violata la mia privacy da un governo che pretende di avere i miei log di connessione o da un provider che deve mantenerli per cinque anni.

“Il pericolo maggiore sono i cosiddetti spyware, piccoli programmi scaricati con musica e video o inclusi direttamente nei software per il P2P. Questi spyware sono talvolta in grado di carpire informazioni sensibili dal vostro computer, per esempio password e numeri di carta di credito, e comunicarle a terzi (chi ha creato e controlla quegli spyware).”

A parte che la maggior parte dei software P2P sono Open Source, quindi direi che la possibilità di spyware inclusi direttamente nel software è davvero minima, ma poi non vi è possibilità di prendere uno spyware anche sui download (o direttamente) da pagine web ( vedi i vari exploit per MySpace). Sarebbe stata una bella cosa che avessero proposto di usare Linux così non avrebbero rischiato di prendere uno spyware.

“Inavvertitamente è possibile condividere fi le personali. Molti studi hanno mostrato, per esempio, come sui sistemi P2P siano presenti documenti riservati di carattere medico e finanziario”

Inavvertitamente? Cioè contro la propria volontà o intenzione (al massimo distrattamente direi no?). Si può capitare, ma l’attenzione P2P o no dovrebbe esserci comunque giusto?

“I computer connessi alla rete P2P sono vulnerabili all’attacco di virus, ai tentativi di controllo da parte di terzi e allo “spamming” pubblicitario indesiderato. Uno studio ha chiaramente dimostrato come quasi la metà dei file di programma circolanti sulle piattaforme di file sharing contenesse virus o codice pericoloso…”

Citazione ad un articolo di Wired News in cui in pratica diceva anni fa (nel 2004 per la precisione) che Kazaa è fonte di diffusione di virus. Io avrei consigliato anche qui di passare a Linux, perchè diversamente da quanto vogliono fare intendere, il primo problema sorge nel sistema operativo, è grazie a diversi bachi di Windows che alcuni virus hanno proliferato. Inoltre avrei realizzato un guida su come usare bene l’email, poichè tutt’oggi è il primo mezzo di diffusione di virus informatici.

“Se vostro figlio scaricasse uno di questi programmi, il vostro computer potrebbe essere utilizzato, fra le altre cose, come punto di distribuzione di file pornografici. Se il vostro
computer di casa lavora lento o presenta malfunzionamenti, la presenza di programmi di file sharing potrebbe esserne la causa.”

Credo sia più probabile che la causa sia la presenza di Windows. Soprattutto anche se un genitore e non solo un figlioi scarica da web (e non da p2p) un software del genere, può diventare veicolo di diffusione di un qualcosa a lui sconosciuto.

“Migliaia di utilizzatori di sistemi P2P sono stati denunciati dall’industria musicale e cinematografica e molti di loro hanno pagato consistenti multe. Mentre non esiste alcun rischio nel distribuire contenuti propri, la quasi totalità della musica e dei film presenti nelle reti di file sharing è protetta dal diritto d’autore e, di conseguenza, chi la mette a disposizione incorre nella possibilità di gravi conseguenze legali.”

Diciamo che in Italia si vorrebbe mettere le mani anche sui lavori altrui (ricordate il famoso bollino SIAE sui cd demo etc etc?), e soprattutto non è vero niente che la quasi totalità del materiale è protetto da copyright (da notare anche secondo la legge di quale paese?), si trova moltissimo materiale libero, open source, copyleft, free software e/o creative commons.

“In particolare chi condivide grandi quantità di file non autorizzati rischia unadenuncia e rischia di dover pagare i danni ai legittimi titolari dei diritti. I genitori possono essere ritenuti responsabili per ciò che viene commesso utilizzando il computer di casa, anche nel caso non siano loro i diretti responsabili. Le persone che hanno pagato compensazioni per questo tipo di attività illecita, hanno dovuto versare ai titolari dei diritti cifre pari a svariate migliaia di euro”

Cioè funziona come la droga? Piccole quantità = uso personale, grandi = quantità spaccio?  Adesso parte la paura della responsabilità, attento genitore, sei tu a dover pagare (ma perchè se il responsabile fosse stato il figlio chi avrebbe pagato?).

“Il file sharing e le nuove tecnologie in genere sono un’opportunità di dialogo in famiglia. Parlate di etica e legalità.”

Ma non fatelo in chat! 😛 Scherzo. Parlate loro di Hacking! Parlate davvero, il dialogo aiuta a crescere.

“Parlate del diritto d’autore e di chi viene danneggiato dalla condivisione illegale di musica su internet”

Parlate loro del copyleft, parlate delle creative commons, dite loro quando sia stupido in italia essere obbligati a pagare la SIAE, parlate con loro di questa mafia. Consiglia loro di scaricare musica da Jamendo.

“i cantanti? Gli autori? Vengono deprivati dei loro legittimi guadagni e della possibilità di vivere del loro lavoro?”

Diteglii che le major li sfruttano, ditegli che purtroppo a causa loro quest’anno al posto di dieci milioni di euro ne guadagneranno solo otto. Vai a spiegargli perchè un CD che ha un costo di produzione di circa 4 euro viene poi venduto anche a 40 euro. E poi come glielo spieghi che molti gruppi che hanno venduto pochissimi CD poi hanno fatto il pienone nei concerti (in cui il biglietto costa ancor di più, ma almeno li l’artista ci guadagna di più che sul CD).

“Parlate anche di chi sarebbe costretto a pagare le multe se qualcuno
venisse denunciato nella vostra casa”

Giusto per non dimenticarlo ricordiamolo e facciamo un’altra minaccia.

“Cercare musica legale su internet. Ne esiste in grande quantità – più di un milione di canzoni di qualsiasi genere e periodo -sia a pagamento che gratuita. Ad un prezzo inferiore a quello di un biglietto per i mezzi di trasporto pubblici potete scaricare una canzone da un rivenditore legale e conservarla ed ascoltarla per tutta la vita. I siti che vendono musica legalmente sono garantiti, sicuri e offrono musica di grande qualità. Potete trovare link a più di 200 rivenditori legali nel mondo su *pubblicità volontariamente cancellata*”

A parte la genialità della pubblicità, ma ripeto, esistono più di 11.000 album su Jamendo.

E questo è quanto… veramente triste… vi lascio qualche link utile: