App Western Union

Con l’App Western Union trasferimento di soldi facile

Soldi, Soldi, Soldi cantavano i Litfiba, nell’ormai lontano 1993, non pensando sicuramente a come sarebbe cambiato il modo di usarli oggi, mai avrebbero pensato a Bitcoin, monete virtuali e pagamenti elettronici, e sicuramente non avrebbero potuto immaginare all’epoca come i metodi di pagamento sarebbero arrivati allo stato attuale, in un mondo dove il mobile domina su tutto.

Oggi sono sempre più diffuse le APP Mobile per i pagamenti elettronici,  ed anche Western Union, leader mondiale nei servizi di pagamento, ha da poco lanciato in Italia l’App Western Union,  il nuovo prodotto che consente ai consumatori italiani di inviare denaro in maniera semplice e comoda grazie ad una variegata offerta di soluzioni di pagamento, tra cui carte di credito e prepagate.
Con  l’App Western Union il processo di pagamento diventa più breve e semplifica l’esperienza di chi lo utilizza, dando all’utente la possibilità di accedere velocemente a transazioni passate e scegliere i destinatari dalla rubrica del proprio smartphone o tablet, oltre ad avere la funzionalità innovativa di scansione dei dettagli delle carte di credito o carta prepagate ed infine accedere all’app con l’impronta digitale ID.


Le possibilità di utilizzo del denaro sono molteplici, il consueto ritiro presso una delle oltre 500.000 agenzie di Western Union nel mondo, oppure inviato direttamente su un conto corrente bancario o un mobile wallet, in base alla disponibilità di questi canali nel Paese del destinatario.

I vantaggi nell’utilizzo dell’app sono molteplici:

  1. RISPARMIO: non esiste alcun costo di commissione ed anche il tempo di invio del denaro è ridotto.
  2. TANTI MODI DI INVIARE E RICEVERE: i modi per inviare e ricevere sono davvero tanti, nel primo caso si può utilizzare una carta prepagata, una carta di credito, un conto bancario, nel secondo caso si possono ricevere direttamente su conto bancario (quasi a 2 miliardi di conti bancari coperti), mobile wallet, in contanti.
  3. FACILITA’ DI UTILIZZO – CONTANTI CON UN CLICK: grazie alla sua semplicità e all’interfaccia intuitiva, si riesce con facilità a trasferire denato, molto più facilmente e velocemente di un bonifico bancario via internet.
  4. COMODITA’: l’app si muove con voi e si può usare dappertutto ed in qualsiasi momento, basta avere il vostro device e la connessione ad internet.

Non hai niente da nascondere? Probabilmente la crittografia ti serve lo stesso

Ieri WhatsApp ha introdotto nel suo client la crittografia end-to-end, oggi uno dei discorsi che ho letto di più su Facebook è stato qualcosa riassumibile nella frase “Se non hai nulla da nascondere, nulla di cui vergognarti o rammaricarti, perché hai bisogno di proteggerti? Se non hai niente da nascondere non hai nulla da temere“. Non so voi, ma io ho un pensiero ben definito in merito ed è un concetto che è addirittura oltre la privacy, si chiama libertà, e a me le persone che la pensano in quel modo fanno paura.

Partiamo da un assunto che ho fatto mio ormai da un un decennio e mezzo almeno: “Non ho niente da nascondere si chiama onestà, non ho niente da voler mostrare si chiama libertà“, e ragioniamo intorno a questo discorso. Non voler che chiunque con mezzi minimi possa leggere una conversazione non significa obbligatoriamente voler nascondere qualcosa, ma magari è solo avere un minimo di rispetto per se stessi.

Innanzitutto facendo riferimento ai quattro punti pubblicati qualche anno fa da Falkvinge ricordiamo alcune cose:

Le regole possono cambiare

Il fatto che vi siano delle leggi che condividiamo e rispettiamo non sta a significare che queste un giorno non possano cambiare o che alcune di cui non siamo a conoscenza possano venire applicate. E’ vero che bisogna prevenire, ma in diversi lati bisogna che ciò accada, bisogna prevenire un reato, ma anche un abuso, ed un controllo oggi ritenuto accettabile deve essere valutato in relazione l’utilizzo che un potere peggiore potrebbe farne domani.
Parlando concretamente con un esempio, facciamo un rapido ripasso storico-leglistavio,  andiamo al 1860 quando con il Codice Napoleonico in Italia, escluso l’ex Regno delle Due Sicilie, l’omosessualità era praticamente diventato un reato punibile per legge, reato che nel 1887 con il Codice Zanardelli viene esteso in tutta Italia. Durante il Fascismo il Codice Rocco del 1930, nonostante le intenzioni di pena, non toccò direttamente gli omosessuali, seppur il reato continuava ad essere punito come forma di immoralità. Da notare che il Codice Rocco è quello che sostanzialmente tutt’oggi è il Codice di Procedura Penale in vigore e gli anni di dominio della Democrazia Cristiana non ci hanno certo aiutato a migliore la situazione. Diciamo che nel corso degli anni si è evitato sempre di sistemare la situazione, piano piano riducendo le pene, ma non con poche difficoltà siamo arrivati alle Unioni Civili dei giorni nostri.
La domanda che sorge ora è se un Gasparri qualsiasi domani dovesse essere capo del governo e con la sua ipotetica coalizione in netta maggioranza decidesse di fare un ritorno al passato e bandire l’omosessualità, cosa succederebbe? Le conversazioni pubbliche che fino a ieri erano considerate normali, senza niente da nascondere di colpo diventano illegali, vergognose, e cosa succederà allora?

Non sei tu a decidere se hai qualcosa da temere

Non tocca a noi stabilire se siamo colpevoli o meno, non è il nostro pensiero che decide se siamo immacolati o meno. Sempre con un esempio concreto, io potrei conoscere un sabato sera una ragazza, che dal lunedì al venerdì fa la prostituta di alto borgo (si dice escort no?), non sapendo di tale cosa decido di scambiarmi il numero di telefono e di sentirla, perchè mai dovrei essere spiato per una colpa che non ho? Eppure secondo le autorità potrei essere un adescatore o un pappone.
E’ qui il difficile diventa capire il limite tra legalità e conservazione, diventerù un auto-censurarsi per istinto e necessità.

Le leggi devono essere violate dalla società affinchè essa progredisca

Devo dire la verità, detto così è brutto, sembra una spinta al compiere reati, però ricordiamolo, e non sono io a dirlo ma una serie infinita di filosofi e sociologhi, che una società che rispetta sembpre le regole e non le cambia mai è una società ferma. Se partiamo dall’assunto che siamo nel giusto e non dobbiamo preoccuparci di nulla, allora è abbastanza ovvio anche che tutti i criminali debbano essere carcerati, però sorge il problema del diritto morale. Insomma sempre per andare sul concreto, torniamo all’esempio del primo punto, come detto l’omosessualità era reato, quindi se uno fosse nato omosessuale sarebbe stato un criminale per nascita e sarebbe stato rinchiuso facilmente, senza fondamentalmente alcuna colpa. Ancora di più è da notare che i gruppi che combattevano per i diritti omosessuali sarebbe stati facilmente repressi, e così come per tanti altri gruppi che hanno lottato per tanti altri diritti, se vai contro la legge sei un criminale, se sei in gruppo diventi criminalità organizzata, non importa se sia giusto o meno, se sia morale o immorale, sei da rinchiudere. Se la sorveglianza odierna fosse esistita negli anni ’50, ’60, ’70, forse ancora oggi gli omosessuali sarebbero criminali, le donne non avrebbero diritto al voto, etc etc. A volte infrangere la legge può significare solo metterla in discussione.

La privacy è un bisogno umano fondamentale

La privacy è un bisogno umano basilare, è una caratteristica che fa parte della natura umana, anche dei disonesti. Ad esempio chiudere la porta quando si va in bagno è una questione di esigenza, di intimità, di istinto, la società dovrebbe rispettare questa cosa. Se la società ci priva della privacy allora vi sono i sotterfugi, non è il bisogno primario che si annulla, è solo un metodo elusivo che si trova.

Vogliamo davvero un Grande Fratello?

Basterebbero già questi quattro punti a farci dire che Non avere niente da nascondere non significa non avere niente da temere, basterebbe questo a farci pensare che forse avere una telecamera che ci guarda in ogni momento, modello Grande Fratello, non è proprio il massimo, oppure a dire che si, la cifratura su WhatsApp è necessaria. Però vediamo altri punti che potrebbero convincerci sul perchè la end-to-end encryption su Whatsapp è cosa buona.

Scambiare messaggi comporta problemi

Lo scambio di messaggi tra un mittente ed un ricevente potrebbe portare a diversi problemi, che su internet possono essere amplificati: l’intercettazione del messaggio, la modifica del messaggio, l’impersonificazione di terzi, il ripudio di potestà del messaggio.

  • L’intercettazione del messaggio, che per molti sembra il motivo unico della crittografia, è nota e non è altro che la lettura del contenuto del messaggio da parte di terzi.
  • La modifica del messaggio è quell’azione che tra il mittente ed il ricevente altera il contenuto del messaggio.
  • l’impersonificazione di terzi è la pratica di inviare messaggi sotto falso nome, come se chi invia il messaggio fosse realmente il mittente.
  • Il ripudio di potestà del messaggio è infine il classico “non sono stato io”, cioè l’atto del negare l’invio del messaggio nonostante lo si abbia fatto.

E’ immediato comprendere che questi quattro punti possono accadere insieme in diversi modi ed è facile capire che bisogna trovare una soluzione. In questo caso la crittografia ci viene in aiuto.

La Crittografia: soluzione ai problemi di scambio dei messaggi

Come detto è facile capire che la crittografia possa aiutarci nel primo caso, lo è un poco meno negli altri, ma vediamo quale aiuto fornisce nel dettaglio.

  • Un messaggio crittografato da una ragionevole certezza che non sia stato letto da terzi durante la trasmissione dando confidenzialità al messaggio stesso e aumentando la riservatezza e quindi la privacy dei soggetti interessati.
  • In un canale crittografato ci è una ragionevole certezza che nessuno lo abbia alterato, garantendo così l’integrità del messaggio.
  • Se vi è un canale sicuro e certo l’autenticazione ci garantisce per certo che un messaggio provenga realmente dal mittente da cui noi crediamo provenga.
  • Il non ripudio infine da la certezza che il mittente non possa negare di aver inviato un messaggio poichè lascia una traccia ovvia ed è riconoscibile tramite impronta.

 

La tua privacy è anche quella degli altri

Non so se vi siete convinti o meno, se non basta tutto questo credo che difficilmente ve ne convincerete, ma infine una cosa voglio aggiungerla.
Tu, tu che mi stai leggendo, tu che dialoghi con me e magari non ti preoccupi della tua di privacy, ci pensi che nel momento in cui scambi un messaggio con me, rinunciando alla tua riservatezza, molto probabilmente stai aiutando altri a violare la mia privacy e sei il primo a non rispettare la mia scelta di riservatezza??

Don Tommaso Scicchitano: oscurato da Facebook il prete scomodo

Don Tommaso Scicchitano è stato oscurato da Facebook, senza se, senza ma. Non ho avuto modo di conoscere mai dal vivo il prete oggetto del dibattito, ma ho avuto modo di seguirlo e scambiare con lui, su Faceboo, diverse opinioni, soprattutto ho avuto modo di apprezzare la sua visione realmente cristiana della vita.

Tommaso è una persona, prima che un prete (di Donnici NdL), molto piacevole, con le idee chiare su molte cose, a volte che sembrano anche discostarsi totalmente da quella che è l’idea della Chiesa, però è uno che davvero sa stare in mezzo alla gente e sa trasmettere il messaggio evangelico. Ma è uno che parla di sport, di politica, di musica, di divertimento, è uno che ha l’animo vivo e l’anima pulita.

Una volta i preti si minacciavano con il vandalismo, in alcuni casi gli si sparava il portone della parrocchia, in casi estremi lo si ammazzava. Oggi cosa succede? Si toglie la parola dallo strumento che può dare più visibilità alle sue parole ed al suo parlare di amore fraterno.  Segnalazioni o cosa di preciso non lo so, ma con tutta la calma del mondo dico: Bastardi.

Spero che possa presto tornare ad allietarci con le sue parole, perchè senza di lui manca un pezzo di umanità vera su Facebook, un abbraccio a lui quindi.

PS: se volete ancora leggere Don Tommaso Scicchitano lo trovate su twitter, Youtube e sul suo blog personale.

Aggiungo anche il videomessaggio di Don Tommaso su Youtube

Diventa Media Trend Setter con TIM e Pick1

 

Nell’era dei social network le tendenze si fanno sentire come non mai, tutto è in real time, ognuno può dire la sua e la massa sposta i trend in men che non si dica. A proposito di ciò TIM, sempre attenta alle nuove tendenze tecnologiche ed ai nuovi trend, ha deciso di indagare sui movimenti sociali con strumenti sempre nuovi, da ciò nasce la partnership tra Pick1 e TIM.

Con questa mossa TIM si pone in posizione di ascolto e di confronto con il mondo social, in primis Facebook, ma anche twitter e Google+, dando voce agli utenti per sapere cosa realmente pensano del proprio marchio, ottimizzando così i prodotti ed i servizi da offrire sotto il proprio brand. La scelta di Pick1 cade proprio a pennello, proseguendo la direzione già intrapresa per conoscere la propria clientela.

Media Trend Setter

Il funzionamento di Pick1 è semplice ed usarlo è immediato, in pratica si tratta di un sondaggio, ParlaciDiTe, che può essere compilato nell’apposita pagina di Facebook, composto da poche domande a cui è possibile rispondere in pochissimo tempo, il cui scopo principale è quello di conoscere meglio come i propri clienti utilizzano i media,  da quante volte capita di postare su Facebook una canzone che si sta ascoltando a come si commenta su twitter ciò che si sta guardando in televisione. Infine chi completerà il sondaggio verrà omaggiato di una suoneria.

Sicuramente le domande saranno di spunto anche per aprire gli occhi ed essere coscienti del fatto che ormai la tecnologia è integrata e convergente: smartphone, PC, tablet, TV tendono sempre più ad unirsi, e ci si accorgerà che niente sfugge più ai social, e ognuno di noi potrà diventare un possibile Media Trend Setter.

E voi cosa aspettate a dire la vostra?

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Martini Play Royale, che il gioco abbia inizio!

Martini lancia un nuovo gioco sociale, si tratta di Martini Play Royale, espressione minimalista del social gaming basata sulla geolocalizzazione, ma con diversi aspetti interessanti.

Giocare è abbastanza facile, basta andare sul sito ufficiale all’indirizzo http://martiniplayroyale.com, registrarsi e fare checkin nei luoghi dove siete. Naturalmente sarà possibile giocare sia da computer che da smartphone (peccato però che non ci sia un’App per Android ed iPhone), registrarsi nei locali Martini e sfidare gli altri concorrenti.

Io sto provando

Diventate Digital Report per lo Scoop Tour di Ben & Jerry’s

Ben & Jerry’s è un marchio che forse ancora non conoscete, io ad esempio non lo conoscevo fino a poco tempo fa, eppure piano piano sta prendendo piede in Italia e conquistando chi assapora il suo gelato, che oltre al gusto coinvolge per la sua filosofia.


Per la diffusione del marchio l’azienda ha così pensato di realizzare lo Scoop Tour, degli eventi nelle principali piazze italiane da lunedì 7 maggio a domenica 17 giugno, che passerà da Roma, Milano, Padova Venezia, Bologna, Ferrara, Pisa, Firenze, Siena, Perugia, e Napoli. In particolare Ben & Jerry’s, insieme agli amici di ViralBeat, l’azienda che si occupa per loro in Italia della comunicazione online, ha deciso di scegliere un Digital Reporter che seguirà quotidianamente il viaggio, postando in tempo reale sul web e interfacciandosi col Team Social per raccontare tutto quello che accade durante il tour. Inoltre sarà suo compito gestire le richieste degli utenti che attraverso i social network potranno suggerire le altre tappe del viaggio.

Se vi sentite in grado di svolgere tale compito e volete partecipare alla selezione vi basta candidarvi inviando all’indirizzo email digital.reporter@viralbeat.com il vostro Curriculum Vitae ed  una lettera motivazionale, inoltre sulla Fan Page di Ben & Jerry’s dovrete riproporre la stessa lettera accompagnata da una vostra foto simpatica (la più simpatica che avete!) ed un video di presentazione alla candidatura.

Tutto ciò oltre che essere divertente sarà anche retribuito, avrete pagato vitto e alloggio ed in più un compenso di 4.000 euro lordi. Non male direi.

Quindi? Cosa aspettate?

Tiziano Ferro crede in Google+

Tiziano Ferro arriva su  Google+, senza mezze misure, pubblicizzando il suo profilo e cercando di avere un ruolo di rilievo.
Il social network di Google  piano piano sta diventando realtà e sembra proprio che i personaggi famosi possano fare da traino alla sua crescita, diversi sono gli esempi internazionali, da Madonna a Britney Spears a Snoop Dogg, ma ora anche i cantanti nostrani si affacciano a questo nuovo modo di vedere l’interazione sociale online e si presentano. Tiziano Ferro è il primo caso forte di VIP italiani, annunciato dal blog di Google stessa, ad approdare su Google+, e lo fa senza restare sotto tono. Innanzitutto sfrutta google AdWords per pubblicizzare il suo ingresso e le sue attività su g+, rendendo già di per se il tutto speciale.

La pubblicità AdWords di Tiziano Ferro su Google+

Ma non finisce qui perché il cantante promette una presenza costante sulla piattaforma di Big G, parla di anteprime, di conferenze stampa e di un rapporto diretto con il pubblico. Grazie alla chat di Google+, la potenzialità degli Hangouts e qualche altra chicca del social network le premesse per una buona riuscita ci sono tutte, inoltre proprio queste caratteristiche potrebbero permettere a g+ di otenere una grossa fetta di mercato fino ad oggi dominata da Facebook ed in parte da Twitter. Ci riuscirà?

Come Vasco Rossi abbatte nonciclopedia

Nella vita bene o male gli artisti capiscono quando arriva il momento di smettere, lo hanno capito i REM che hanno deciso di sciogliersi, lo stanno capendo gli U2 che sono vicini allo scioglimento, pensate voi che anche Ivano Fossati capisce quando deve dire addio alla musica, ma Vasco Rossi, tra cliniche e vita su Facebook, proprio non lo capisce.

Così stamattina apprendo una triste notizia, nonciclopedia, la parodia di Wikipedia, è stata denunciata da Vasco per diffamazione e decide di chiudere. La pagina diffamatoria (questa la versione di archivio) è stata rimossa ed i gestori del sito hanno deciso di chiuderlo a tempo indeterminato, una sorta di sciopero.

Naturalmente su internet gli utenti si sono rivolti contro il Blasco nazionale, il quale si è sentito in dovere di giustificarsi, parlando di Nonciclopedia su Facebook, per mezzo della sua portavoce Tania Sachs e successivamente anche con le parole del suo avvocato.
Alla fine dei conti lo scontento è tanto, difficile non capire il genere di sito che è nonciclopedia, dove anche gli insulti diventano satira ed ironia, normale gridare al bavaglio.

Vasco, questa volta hai toppato ed è normale che anche Fabri Fibra ti attacchi, tu che parli di libertà, tu che parli di droga e dici di non incitare all’utilizzo, io quel che penso ho paura a dirtelo, quindi te lo faccio dire da un tuo collega.

Giuseppe Guerrasio è Vivo. Lobotomia non è morto.

Perdo cinque minuti al volo per dirvi che questo blog non è morto, ne è diventato un sito di spam  o di articoli sponsorizzati, piuttosto rimane come sempre la spazzatura dei miei pensieri e dei miei progetti, con qualcosa di serio in mezzo.

Sto lavorando però al blog/sito che fa riferimento al mio nome nella vita reale, Giuseppe Guerrasio, cercando di tracciare li sopra una strada più professionale.

Quindi non temete, ci vediamo di la, ma anche di qua!

Apple fa il tracking degli utenti violando la privacy?

Sempre più delicato il tema privacy, quando la vita diventa poi smartphone-centrica si rischia il collasso. Così si scopre che Apple memorizza in un file su iPhone e iPad che tiene traccia di tutti gli spostamenti dei fortunati possessori di tali gadget.

Insieme a Pino Bruno e Francesco Bramato abbiamo scritto a sei mani un articolo dal titolo “Apple privacy e tracking. It’s the same old story” che analizza il problema.